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La rete sociale PDF Stampa E-mail
Scritto da Administrator   
Lunedì 16 Maggio 2011 19:20

Indice

 

 

  • Introduzione                                                                                                             1

 

  1. La rete: contenuti e configurazioni 2

  1. Le origini 3

 

  1. Le correnti di ricerca 4

  1. I modelli operativi 5

 

  1. Dai mass media ai “new media” 6

  1. Che cos’è un Social Network 7
  2. Un po’ di storia 9

  1. The dark side 11

 

  • Conclusioni                                                                                                              13

 

  • Bibliografia                                                                                                               14

 

  • Sitografia                                                                                                                  15

Introduzione

Questa tesina vorrebbe indagare quali modalità lo spazio virtuale del web favorisca la presentazione del sé, in un non luogo privo di confini territoriali, ma ugualmente carico di contenuti simbolici.

Ho parlato della nascita delle comunità virtuali per presentare poi il tema dell’identità, con l’intento di approfondire la questione della Rete vista come possibile piattaforma della personalità, nella quale l’individuo può sperimentare una vita altra e contribuire al celebre processo filosofico e psicoanalitico del Conosci te stesso.

Nella società post-moderna il problema dell’identità si fa complesso, c’è chi pensa che questa complessità contribuisca a provocare forte angoscia esistenziale che dipende dal senso di potere che un individuo percepisce nei confronti di un mondo esterno poco solido e rassicurante. Per questo spesso si tenta di placare il senso di insicurezza attraverso forme di socialità virtuale, che divengono spesso pratiche routinarie di rassicurazione.

L’avvento dei social network mette infatti in discussione molti criteri di valutazione che nel contesto storico precedente apparivano scontati. Qualsiasi società, del resto, di fronte ad una rivoluzione cerca di scoprirne il senso confrontandosi con le precedenti realtà. Il cambiamento che la società contemporanea sta vivendo è una vera e propria ristrutturazione delle dinamiche culturali che producono l’interpretazione dei fatti intorno alle quali si genera il consenso della società.

Il lavoro da me presentato è stato pensato sin dall’inizio come sottilmente diviso in due parti distinte: una parte maggiormente teorica che accoglie il punto di vista psicologico e una parte che tenta di affrontare il complesso mondo della rete virtuale, talmente diffusa e pervasiva da non poter essere più ignorata.

Nel primi  paragrafi si tenta di fornire una breve spiegazione del concetto di rete da un punto di vista sociale più generico, anche grazie alla classificazione proposta da Amerio e in seguito da un punto di vista più psicologico e assistenziale. Attraverso una breve analisi storica si tenta di ricostruire il percorso all’interno del contesto italiano del lavoro di rete.

Nei paragrafi successivi viene affrontato il tema della cosiddetta “rivoluzione digitale”. Con l’avvento di Internet, al giorno d’oggi, chiunque può disporre di un suo canale di comunicazione personale a costi piuttosto bassi o addirittura nulli. Milioni e milioni di persone, con il loro “punto di presenza personale” hanno cominciato ad esercitare una forte influenza sull’organizzazione della Rete e ad usarla come se fosse il “sistema operativo” della società digitale.

Negli ultimi paragrafi viene approfondito il tema dei social network. Si è tentato di rispondere alla domanda: “Cosa sono i social network?” Questi servizi permettono di gestire e rinsaldare online amicizie preesistenti o di estendere la propria rete di contatti. I siti di social networking hanno fatto la loro prima apparizione a partire dagli anni Novanta. Basti ricordare il forte impatto che ebbe Friendster in tutto il mondo. In seguito mi dedico ad analizzare i social network sorti dalle ceneri dei primissimi tentativi, concentrandomi sui più diffusi e innovatori in assoluto: MySpace, Facebook e Twitter.

L’ultimo paragrafo è dedicato agli aspetti disfunzionale e oscuri dei social network che per la loro natura ibrida, si prestano in particolar modo ad essere vissuti sia come opportunità che come problemi da cui difendersi.

  1. I. La rete: contenuti e configurazioni

 

Il concetto di rete, tanto al singolare quanto al plurale viene utilizzato per definire sistemi di connessioni, reti di comunicazione, strategie messe in atto dagli individui, forma delle relazioni sociali.

Esso ha rilevato nel tempo non solo un valore teorico, ma anche un enorme valore operativo in molti campi disciplinari .

Il paradigma di rete consente di osservare la società nella sua dialettica, come una rete di reti, potenzialmente senza confini, se non quelli delimitati dall’azione concreta degli attori sociali e del sistema di interdipendenza attivi, attivati e attivabili.

In realtà l’attenzione alla rete sociale non rappresenta una novità per chi lavora nei servizi rivolti alla persona: sono molte le iniziative in cui si sono visti proposti interventi e iniziative che hanno come protagoniste le reti sociali. (Croce, 1995).

“Parlando di rete in ambito sociale, intendiamo l’insieme di relazioni esistenti tra le persone, anche se queste non si incontrano nello stesso momento e nello stesso luogo. I nodi rappresentano gli individui, i gruppi, le organizzazioni, mentre le linee identificano l’insieme delle relazioni”.(Amerio, 2000, p.331). In definitiva la rete va intesa come una situazione mobile: ogni cambiamento introdotto in uno dei nodi della rete è suscettibile di modificarne l’insieme.

Come nel gruppo, le reti sono attraversate da tensioni, alleanze, conflitti. A differenza del gruppo invece non hanno confini, fluttuano nel tempo e nello spazio.(Sanicola, 1994).  Le reti sono inoltre portatrici di una cultura che è l’effetto di transazioni fra reti diverse, in cui l’individuo non è un attore ma un soggetto che sviluppa sin dalla nascita una strategia relazionale per rispondere ai propri bisogni. (Di Nicola, 1998).                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                L’interesse del modello “rete” sembra in primo luogo quello di sollecitare una riflessione  sulle relazioni interindividuali che non funzionano né come sistemi totalmente chiusi né totalmente aperti.

La rete va considerata come un insieme pronto a schiudersi. (Brodeur, 1995).

 

Nel campo socio-assistenziale il concetto di rete sociale si riferisce a quei sistemi primari e secondari che costituiscono, nell’ambiente di vita delle persone, utenti/pazienti, risorse naturali che possono agire di supporto nei programmi e negli interventi di aiuto e quindi nel progetto terapeutico riabilitativo.

La rete nasce come concetto descrittivo e operativo usato per comprendere e spiegare fenomeni sociali non riconducibili entro le categorie esplicative classiche delle scienze sociali, quali l’appartenenza territoriale, lo status professionale, le classi sociali. (Sanicola, 1994).

L’intervento di rete si colloca, come spazio operativo, tra il clinico e il comunitario. L’intervento di rete postula, infatti, un obiettivo di autonomia che difficilmente può conciliarsi con l’instaurarsi di una relazione prettamente clinica, centrata su un percorso di dipendenza del cliente/paziente dal professionista.(Carabelli, 1999).

Il lavoro di rete mira principalmente a valorizzare le reti primarie, costituite dalle relazioni stabilite dal soggetto, nel corso della sua esistenza, non solo nell’ambito dei familiari, ma anche dei vicini, degli amici, dei colleghi di lavoro ecc.

Le reti, pur essendo funzionali alla soluzione dei bisogni contingenti, sono rilevanti per l’identità dell’individuo, hanno valore simbolico e affettivo. Perciò l’intervento di rete vuole favorire il riconoscimento di appartenenza alla rete esistente e tra reti diverse, prima ancora che la produzione di legami.(Amerio, 2000).

E’ utile precisare le definizioni operative dei seguenti costrutti:

  • Rete primaria: un insieme naturale di individui in interazione gli uni con gli altri, caratterizzata da contenuti di affettività e/o affinità rispetto al soggetto, svolge una funzione protettiva, di sostegno e di sviluppo dell’identità;
  • Reti secondarie formali: sono costituite dalle istituzioni sociali e socio-sanitarie che hanno una identificazione formale, ufficiale; sono strutturate in un modo preciso, svolgono funzioni specifiche e forniscono servizi particolari. Queste istituzioni assicurano determinati servizi alla persona. I rapporti sono di tipo asimmetrico (non sono caratterizzati da scambi di reciprocità) e il contenuto della comunicazione è di tipo professionale;
  • Reti secondarie informali: sono quelle che realizzano per iniziativa di alcuni membri delle reti primarie per rispondere ai propri bisogni, trovare soluzioni a difficoltà comuni, senza che esse acquisiscano uno status di natura realmente istituzionale. Sono reti tendenzialmente effimere perché destinate a rispondere a un dato bisogno in un dato momento. Sono assimilabili alle reti primarie, poiché le relazioni che si stabiliscono sono improntate alla gratuità e allo spirito del dono, assumono la forma della solidarietà, perciò costituiscono una situazione informale di terzo settore allo stato nascente (forme di gruppi di mutuo aiuto, cooperative sociali, associazioni di volontariato e di promozione sociale, associazioni familiari, fondazioni). (Amerio, 2000).

 

 

 

 

  1. II. Le origini

 

Come è noto, il concetto di rete sociale viene coniato da Barnes nel 1954 per descrivere un fenomeno osservato riguardante i legami esistenti in una piccola comunità su un’isola norvegese. Barnes con il termine rete volle significare quell’insieme di relazioni, specifiche per ogni abitante dell’isola che univano parenti, amici, vicini. La peculiarità di questa rete era data dal fatto di essere svincolata da spiegazioni di tipo status/ruolo e norme/valori, in quanto le persone che costituivano la rete potevano allacciare e sciogliere legami con altre persone senza limiti di carattere funzionale. (Amerio, 2000).

Altri studiosi hanno proseguito il suo lavoro, ampliando le sue scoperte in altri campi di indagine. Ricordiamo fra gli studi più importanti, il contributo di Bott che, attraverso una ricerca sul nesso tra le relazioni coniugali e reti di riferimento della coppia, ha evidenziato come la logica della suddivisione dei compiti fra i coniugi è influenzata dall’appartenenza a una rete sociale e dalle sue caratteristiche.(Amerio, 2000).

Gli studi effettuati in ambito sociologico, da Grannovetter distinguono tra legami forti e legami deboli. La forza di un legame sarebbe data dalla combinazione di: tempo, intensità, emozioni, intimità e scambio di servizi che caratterizzano un legame. I legami forti sono quelli che favoriscono la coesione della rete, ma possono portare a una progressiva frammentazione e chiusura; i legami deboli invece, garantiscono l’apertura delle relazioni e possono rivelarsi indispensabili per il cambiamento degli individui e per l’integrazione nella comunità locale. La tesi di fondo di Granovetter è che la rimozione di un legame debole rischia di rendere più difficile la possibilità di trasmissione, di apertura di relazioni, di trovare un lavoro e di sperimentarsi in diversi ruoli. Granovetter studia la comunità italiana di Boston, molto coesa, dimostrando la sua impossibilità di autorganizzarsi come conseguenza della sua frammentazione in gruppi rigidi e della carenza di elementi-ponte (o legami ponte, cioè la linea che rappresenta la sola possibilità di collegamento tra due persone di due reti diverse) che sono garantiti solo dai legami deboli. La critica principale a Granovetter è che nei suoi studi ha preso in considerazione solo una variabile ovvero l’assenza dei legami deboli.(Amerio, 2000)

 

Gli studi effettuati in ambito antropologico e psicologico si interessano non tanto alla configurazione delle reti quanto a ciò che accade all’interno di esse, in particolar modo per quanto riguarda le reti primarie.

Mitchell nel 1969 introduce l’ipotesi che la rete e i suoi legami possano essere utilizzati per leggere e spiegare il comportamento degli individui che fanno parte della rete stessa.(Sanicola, 1994).

 

Speck propone l’adozione di un lessico comune per l’analisi dei network:

- matrice sociale: la totalità dei contatti e dei contesti sociali dell’individuo. Questa matrice può essere strutturata ma comprende anche relazioni amorfe e inespresse, e può rivestire varie forme.

- nexus: le relazioni umane relativamente durevoli che si traducono con un contatto tangibile. I membri della famiglia, le relazioni professionali quotidiane e gli amici fanno parte del nexus, ma anche altre relazioni rappresentate nello spazio e nel tempo rientrano in questo ambito.

-vinicula: il viniculum è il legame tra le persone. I vinicula tra i membri di un nexus sono tra tutte le relazioni umane, quelle permeate di affettività.

-cluster: le relazioni fra i membri sono fondate su dei vinicula più intimi di quelli che esistono con l’insieme del gruppo, ma i legami passionali sono meno forti di quelli che esistono in una famiglia.(Croce, 1995).

 

 

 

 

  1. III. Le correnti di ricerca

 

Possiamo distinguere due principali filoni di ricerca, riguardanti da una parte l’analisi dei reticoli sociali (network analysis) dall’altra il supporto o sostegno sociale (social support).

La network analysis affronta la questione a livello quantitativo e qualitativo: le ricerche si effettuano sia su larga scala con questionari ed elaborazione informatica, sia sotto forma di indagine partecipativa, di testimonianze, interviste.(Besson, 1995).  È alla network analysis che sui deve la descrizione analitica delle caratteristiche strutturali delle reti sociali come la densità, l’ampiezza, la direzione o la distanza.(Amerio, 2000). Quanto alle proprietà inter-relazionali le indagini caratterizzano il tipo di contenuto veicolato in una relazione, ovvero la natura e l’intensità dei legami.

Le ricerche basate sul social support, offrono indicazioni sulle funzioni delle reti: a cosa servono e come le persone le utilizzano? Sono accessibili ed aiutano realmente le persone in difficoltà? (Besson, 1995). E’ utile distinguere i vari aspetti:

oggettivo: dato dai comportamenti supportivi (sostegno reale ricevuto);

soggettivo: relativo alla soddisfazione ed ai significati che sono attribuiti alle relazioni ed ai comportamenti del percepente;

percepito: relativo alla valutazione soggettiva di essere sostenuti. (De Piccoli, 2007).

Il sostegno sociale, sulla base delle funzioni che assolve, può essere distinto in:

- sostegno strumentale: forma di assistenza e di aiuto materiale che si può esplicare attraverso l’offerta di servizi per affrontare la quotidianità, o l’aiuto finanziario;

- sostegno emotivo: riferibile a comportamenti di ascolto, attenzione, affetto, tende al soddisfacimento dei bisogni emotivi permettendo un rafforzamento dell’autostima della persona in difficoltà;

-sostegno informativo: offerta di consigli pratici o di informazioni utili,  sostegno nella valutazione degli eventi problematici;

-sostegno affiliativo: è una forma di sostegno che deriva dall’appartenenza a gruppi informali e associazioni formalizzate, più in generale deriva dalla possibilità di avere contatti sociali soddisfacenti . (De Piccoli, 2007, p.53).

Le reti primarie per molte persone costituiscono una delle fonti principali del supporto sociale, come è facile immaginare. È possibile distinguere due principali funzioni delle reti sociali: la funzione di spazio intermedio detto anche “spazio tampone” tra il micro ed il macro sociale, attraverso cui è possibile realizzare l’integrare, l’integrazione, l’inserimento dell’individuo nella società e il costituirsi della sua identità. In questo contesto i due tipi di supporto identificati sono il supporto e il supporto normativo.(Besson, 1995). La seconda è la funzione di “ambiente che assorbe i colpi duri”, o “effetto cuscinetto” evidenziato da Di Nicola (Di Nicola, 1986): secondo questa ipotesi il supporto sociale funzionerebbe come alleviatore degli effetti dello stress, evitando all’individuo una presa in carico da parte delle reti secondarie. Questi tipi di supporto sono riferibili al supporto affettivo e al supporto materiale.(Besson, 1995).

In questi due tipi di approccio, si può inquadrare la ricerca in modo differente:

- le ricerche centrate su “ego” in cui la rete è considerata a partire dalla persona, dalla                                              percezione che essa ha degli altri     componenti della rete e dalle sue strategie di ricerca d’aiuto;

- le ricerche centrate sulla rete totale, includendo le reti primarie e le reti secondarie. (Amerio, 2000).

  1. IV. I modelli operativi

 

Volendo tentare una classificazione, seppur riduttiva, degli orientamenti metodologici al lavoro di rete presenti ad oggi in Italia, possiamo individuare alcuni modelli riconducibili sostanzialmente a quattro indirizzi (Sanicola, 1994):

-il lavoro di rete ad indirizzo terapeutico che si inserisce nelle pratiche a dimensione collettiva e considera la rete come realtà curante e curabile in senso clinico (la terapia di rete di Speck e Attneave, la terapia di sostegno, la rete curante di Rovera);

- il lavoro di rete che configura un disegno organizzativo a rete, tanto delle risorse istituzionali quanto delle risorse naturali (rapporti, aggregazioni,gruppi, ecc.). Il lavoro sul territorio messo a punto da Ferrario affronta il territorio come contenitore e cornice di soggetti e risorse, promuovendo un adeguamento del sistema di offerta e sostenendo la ricomposizione delle risorse di una data rete. L’intervento si presenta con struttura “bifocale” (Ferrario, 1987) parimenti orientato alla persona e all’ambiente; l’operatore s’impegna a creare una rete di network interorganizzativi, ovvero a creare dei collegamenti “a rete” tra servizi e sistemi delle risorse presenti nel territorio. A tale proposito si parla di reticolati organizzativi.

- il lavoro che a partire da “ego” attinge alle risorse comunitarie valorizzando in particolar modo la terza dimensione (social networking di Maguire, community care di Folgheraiter). Il social networking parte dal presupposto che le reti naturali hanno una potenziale capacità di alleviare i problemi tanto quanto i network artificiali. I sistemi informali e formali devono integrare le loro risorse per far sì che gli effetti del lavoro sociale e socio-sanitario siano più profondi e duraturi. Il networking, è un processo finalizzato a unire tra loro più persone tramite connessioni (linking) a catene significative di relazioni interpersonali.

La community care, sistematizzata nei paesi anglosassoni viene proposta in Italia da Fabio Folgheraiter, riprendendo in parte il modello di Maguire. Va intesa come assistenza a livello comunitario, come cura che la comunità ha di sé stessa; essa si traduce in un intreccio di formale e informale al fine di predisporre, a fronte di una specifica domanda assistenziale e/o socio-sanitaria, la risposta migliore in termini di personalizzazione, adeguatezza relazionale, flessibilità, efficacia e efficienza dell’intervento. Essa si basa e presuppone il lavoro di rete, in quanto questo dota l’utente della capacità di riallacciare, rinsaldare, creare legami e relazioni dalle quali possono avere origine aiuto e sostegno.

- il lavoro di rete che prefigura un cambiamento nel rapporto tra reti primarie e secondarie, valorizzando le reti naturali del soggetto, che fanno parte della sua storia o che possono diventarlo (l’intervento di rete di Brodeur e Rousseau, adattato alla realtà europea da Besson).

(Sanicola, 1995, p.43-45, in Quaderni di Animazione e Formazione).

 

 

 

 

  1. V. Dai mass media ai “new media”

 

Nei flussi di comunicazione umana, un ruolo centrale è svolto dai media, intesi come artefatti che gli esseri umani hanno creato per perfezionare e amplificare le potenzialità comunicative. La funzione dei media nella comunicazione consente di creare relazioni nuove e diverse tra individuo e ambiente. Nonostante questo processo vada di pari passo con la storia dell’umanità, è tuttavia principalmente nel XX secolo che si concentrano le innovazioni più importanti per la cosiddetta “comunicazione di massa”. Oggi, la partecipazione crescente all’attività comunicativa sollecitata dai media costituisce un’esperienza qualificante l’appartenenza stessa alla società contemporanea e, a partire dagli anni Cinquanta, è stata oggetto di un numero esteso di ricerche empiriche. Gli attuali processi di comunicazione sono caratterizzati da un’influenza crescente dei nuovi media. In particolare la grande diffusione del personal computer e di Internet hanno definitivamente modificato il nostro modo di comunicare. Secondo gli ultimi dati Audiweb: nel mese di febbraio 2011 sono 25,4 milioni gli Italiani che hanno navigato almeno una volta attraverso un PC, con un incremento annuo del 10,7%. L'audience online nel giorno medio cresce dell' 8,6%, con 12,8 milioni di utenti attivi. Cresce anche la media delle pagine viste che registra un +11% con 202 pagine visitate per persona in 1 ora e 37 minuti di tempo speso quotidianamente online

(www.audiweb.it). Se poi passiamo ad analizzare che cosa fanno gli utenti su internet ci accorgiamo che un ruolo considerevole è svolto dai social network.

 

 

«Immagino che qualcuno potrebbe dire: “Perché non mi lasciate da solo? Non voglio far parte della vostra Internet, della vostra civiltà tecnologica, o della vostra società in rete! Voglio solo vivere la mia vita!” Bene, se questa è la vostra posizione, ho delle brutte notizie per voi. Se non vi occuperete delle reti, in ogni caso saranno le reti ad occuparsi di voi. Se avete intenzione di vivere nella società, in questa epoca e in questo posto, dovrete fare i conti con la società in rete. Perché viviamo nella Galassia Internet.» (Castell, Galassia Internet, 2007).

 

 

 

Come si evince, Facebook ha avuto una moltiplicazione virale, ‘colonizzando’ regioni come l’Europa del sud, parte della Scandinavia, Canada, parte dell’America Latina, l’Oceania e alcune regioni dell’Africa e dell’Asia. Al contempo siti come Orkut (Brasile e India), Qzone (Cina) e VKontakte (Russia) rappresentano i fenomeni di Social Networking prevalenti in altre regioni del mondo.

La crescente diffusione dei social network non è però solo un dato statistico, ma un processo di cambiamento che ha un impatto significativo sulla nostra vita.

 

 

 

 

  1. VI. Che cos’è un Social Network

 

Ormai lo sentiamo ripetere da anni: l’uomo è un essere sociale. Per questo motivo l’esperienza sociale riveste un’importanza fondamentale nell’esistenza dei soggetti ed è un punto di riferimento che guida comportamenti e decisioni. Da un lato, attraverso l’interazione sociale condividiamo e trasformiamo la cultura, il linguaggio e le nostre modalità espressive. Dall’altro è sempre attraverso l’interazione sociale che decidiamo chi vogliamo essere.

Le riflessioni della psicologia sociale (Tajfel, 1999) rilevano come a definire l’esperienza sociale di un soggetto siano le due dimensioni di:

  • Identità sociale: costituita dalle caratteristiche della propria posizione all’interno dei gruppi sociali di riferimento di cui il soggetto fa parte. Ogni posizione si caratterizza per la dimensione semantica, che consente di riconoscere in se stessi le caratteristiche che permettono di definirsi membro di determinate categorie; e la dimensione valoriale che apporta un investimento emozionale all’attribuzione categoriale sopracitata. (Harrè, 1998)
  • Rete sociale: di cui abbiamo ampiamente parlato prima. Anche se teoricamente non esistono limiti alla dimensione di una rete sociale, il lavoro dell’antropologo americano Dunbar ha mostrato come al di sopra delle 150 persone la capacità di elaborazione della neocorteccia impedisca di riconoscere i membri, le loro relazioni reciproche e tenere traccia degli avvenimenti emotivi.

Il social networking nasce come punto di incontro fra l’uso dei nuovi media come strumento di supporto alla propria rete sociale (organizzazione ed estensione) sia come strumento di analisi dell’identità sociale degli altri membri della rete (esplorazione e confronto) (Riva, 2008).

Come rilevano le ricercatrici americane Boyd e Ellison  a caratterizzare i social network sono tre elementi: (1) la presenza di uno spazio virtuale  che “consente di costruire un profilo personale pubblico o semi-pubblico, accessibile a tutti gli utenti dello spazio(2) la possibilità di articolare una lista di altri utenti con cui si condivide un qualche tipo di connessione,  (3) la possibilità di vedere e incrociare la propria lista di contatti con le liste di altri utenti” (Boyd, Ellison, 2007, p. 211).

Da questa definizione si può facilmente evincere come la principale caratteristica dei social network non sia quella di favorire la creazione di nuove relazioni con persone sconosciute.

Le relazioni possibili in un social network sono di due tipi, bidirezionali o “a stella”.

La prima modalità di relazione permette a entrambi gli utenti di accedere in maniera completa al profilo del nuovo “amico” e di contattarlo direttamente, poi a seconda del social network utilizzato saranno possibili una serie di azioni sul profilo e rivolte alla rete dell’amico. La seconda modalità di relazione, invece (tipica di Twitter ad esempio) distingue esplicitamente fra emittente e ricevente , crea quindi reti aperte (a differenza di quella bidirezionale) in cui la maggior parte degli utenti riceventi non hanno altri contatti con l’emittente a parte quello nella rete sociale.

I social network consentono anche e soprattutto di decidere come presentarsi alla persone che compongono la  propria rete(impression management). Anche in questo caso abbiamo due possibilità: individuali e di gruppo. Gli strumenti individuali sono numerosi. Il primo è il profilo, che consente di descriversi attraverso le norme specifiche di ogni social network; in secondo luogo la condivisione di contenuti multimediali come foto e video. I principali strumenti di gruppo sono tre: i “gruppi” che consentono a più persone di aggregarsi secondo un qualsiasi interesse comune; gli “eventi” che si caratterizzano per una specifica connotazione spazio-temporale, in cui l’autore decide anche il livello di visibilità dello stesso evento e infine, le “applicazioni” che permettono di descrivere in ulteriore dettaglio la propria identità sociale.

Ad ogni modo, cos’è che spinge l’utente, da un punto di vista psicologico, all’utilizzo dei social network?

Giuseppe Riva, insegnante di Psicologia della Comunicazione presso l’Università Cattolica di Milano, sostiene che i social network possano aiutare gli utenti a soddisfare precise categorie di bisogni.

Egli si rifà alla “Piramide di Maslow”, ideata dallo psicologo americano Abraham Maslow, secondo cui l’individuo agisce per soddisfare una scala gerarchica di bisogni umani.

L’utente, infatti, a conferma di una ricerca condotta a livello mondiale da Microsoft Digital Advertising Solutions, opera nel social network per i seguenti bisogni:

  • Bisogni di sicurezza: le persone con cui comunico sono «amici» e non estranei. Posso scegliere chi è un «amico», controllare che cosa racconta di sé e commentarlo;
  • Bisogni associativi: con questi «amici» posso comunicare e scambiare opinioni, risorse, applicazioni. Se voglio, posso perfino cercare tra loro l’anima gemella;
  • Bisogni di autostima: io posso scegliere gli «amici» ma anche gli altri possono farlo. Per questo, se tanti mi hanno scelto come «amico» allora valgo;
  • Bisogni di autorealizzazione: posso raccontare me stesso (dove sono e cosa faccio) come voglio e posso usare le mie competenze anche per aiutare qualcuno dei miei «amici» che mi ascolta. (Riva, 2010, p.24-25)

Ma perché le persone ricercano la soddisfazione a questi bisogni proprio attraverso i social network?

Viviamo oggi in una società dai ritmi sempre più frenetici, nella quale diventa difficile instaurare relazioni solide e durature; le reti sociali telematiche ci aiutano così a mantenere i contatti con persone che probabilmente nella vita di tutti i giorni non sentiremmo, o meglio, ci danno l’illusione di tener saldi i legami con moltissime persone sia reali che “virtuali”.

Tuttavia la natura ibrida dei social network offre sia le opportunità finora illustrate sia alcuni vincoli spesso normalmente “celati”: da un lato, il corpo “reale” e le emozioni che ci appartengono scompaiono dalla relazione, sostituiti da un corpo “virtuale” in cui mostriamo solo quegli aspetti che vogliamo condividere ed enfatizzare. Dall’altro questo corpo virtuale su cui ci sembra di avere il pieno controllo “sfugge” da ogni incasellamento e “assume vita propria rimanendo presente e visibile anche quando non lo vogliamo.” (Riva, 2010, p. 43).

L’analisi teorica svolta sinora permette di descrivere i legami virtuali che caratterizzano i social network come un luogo digitale vero e proprio, il cyberspazio, in cui si possono creare e sviluppare gruppi e comunità. Il cyberspazio consente di unire alcune caratteristiche proprie delle reti sociali tradizionali con le caratteristiche di multimedialità e condivisione dei contenuti del Web.

Negli ultimi trent’anni si è sviluppata la cosiddetta ‘scienza delle reti’ il cui obiettivo è quello di comprendere le proprietà delle aggregazioni sociali e le modalità con cui si trasformano.

 

 

 

 

  1. VII. Un po’ di storia

 

Partendo dai criteri di Boyd e Ellison sopracitati, agli albori del social network, il primo servizio ad includerli tutti è stato Sixdegrees.com. Sixdegrees.com nasce nel 1977 come sito di incontri online. Il fondatore voleva evitare gli inconvenienti tipici di questo genere di siti: le informazioni false e la presenza di persone che potessero nuocere agli altri. Per evitare tali problemi si decise di applicare la teoria dei “sei gradi di separazione”, presentata per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Karinthy, in un racconto breve intitolato Catene. Egli afferma che se ogni persona è distante un grado di separazione dalle persone che conosce fisicamente e due gradi dai soggetti conosciuti dalle persone che egli conosce fisicamente; è distante al massimo sei gradi di separazione da ogni persona presente sulla Terra. In pratica qualunque persona può essere collegata a qualunque altra persona attraverso una catena di conoscenze con non più di cinque intermediari. (Riva, 2010).

Nel 1967 il sociologo americano Stanley Milgram trovò un nuovo sistema per testare la teoria, che egli chiamò "teoria del piccolo mondo ". Selezionò casualmente un gruppo di americani del Kansas e del Nebraska e chiese loro di mandare un pacchetto con un messaggio ad un suo amico che abitava a Boston, a diverse migliaia di chilometri di distanza. Ognuno di essi conosceva il nome del destinatario, la sua occupazione, e la zona in cui risiedeva, ma non l'indirizzo preciso. Per questo fu chiesto a ciascuno dei partecipanti all'esperimento di mandare il proprio pacchetto a una persona da loro conosciuta, che a loro giudizio avesse il maggior numero di possibilità di conoscere il destinatario finale. Quella persona avrebbe fatto lo stesso, e così via fino a che il pacchetto non fosse personalmente consegnato al destinatario finale.

I partecipanti si aspettavano che la catena includesse perlomeno un centinaio di intermediari, e invece ci vollero solo (in media) tra i cinque e i sette passaggi per far arrivare il pacchetto.(Milgram, 1967).

Nel 2001 i due matematici Duncan Watts e Steve Strogatz, ripresero la ricerca, studiando in particolare le “reti miste” composte da legami ordinari (che uniscono nodi spazialmente congrui) e legami casuali, relativi a nodi molto lontani fra loro. Attraverso una serie di simulazioni verificarono che quando le reti miste hanno un elevato numero di legami casuali, il numero dei gradi di separazione tra i diversi nodi scende drasticamente.(Watts e Strogatz, 1998). Ricrearono le condizioni che resero possibile l'esperimento di Milgram, su Internet usando un messaggio e-mail come "pacchetto" che doveva essere consegnato e, sorprendentemente, dopo aver analizzato i dati ottenuti dagli invii effettuati da 48.000 differenti persone residenti in 157 stati diversi, nei confronti di 19 "bersagli", Watts trovò che il numero medio di intermediari era effettivamente sei.(Riva, 2007).

Applicando questa visione Sixdegrees.com permetteva ai suoi utenti di creare delle relazioni solo con persone distanti al massimo tre gradi di separazione, ottenendo l’obiettivo di verificare le informazioni presenti nei profili e di analizzare la rete sociale delle persone per ottenere informazioni indirette. Sixdegrees.com riuscì ad avere oltre un milione di utenti, ma chiuse nel 2001 per mancanza di utili.

Dopo il lancio di Sixdegrees.com altri siti provarono a replicarne il modello. Dobbiamo attendere il 2001 con la creazione di Ryze.com per la nascita della seconda generazione dei social network. Ryze.com è il primo pensato per l’ambito commerciale e professionale. Dal lavoro dei collaboratori di Ryze.com che ne utilizzarono i successi e gli errori nacquero altri social network, fra cui Friendster.

Friendster segna un momento di passaggio importante per la storia dei social network: venne fondato dal programmatore Johnatan Abrams nel 2002 in California, prima della creazione, del lancio e del successo di MySpace, Facebook, LinkedIn e altri. Friendster venne pensato come un evoluzione di Sixdegrees.com, con lo scopo di creare un ambiente più sicuro e valido per gli incontri. L’iscrizione consente, attraverso la navigazione nei profili degli utenti, di incontrare persone nuove e di contattarle per iniziare una relazione (amicizia). L’accettazione dell’amicizia consente di contattare direttamente l’utente e di esplorarne la rete sociale, permettendo ai membri di espandere la loro rete di amici più rapidamente che nella vita reale.

A partire dal 2003 sono stati tantissimi i social network che hanno provato a replicare il successo di Friendster ma pochissimi sono riusciti in questo intento: il primo ad apparire in ordine temporale è MySpace è una comunità virtuale creata nel 2003 da Tom Anderson e Chris DeWolfe. È stato il primo ad offrire ai suoi utenti una personalizzazione dei propri profili personali tramite l’inserimento di blog, foto, musica e video. Grazie a questo spazio su internet, artisti e gruppi musicali sono diventati famosi in tutto il mondo ancora prima di mettere effettivamente sul mercato i loro dischi.

Era parzialmente proprietà della Intermix Media, che è stata acquisita nel luglio 2005 per 580 milioni di dollari  dalla News Corporation di Rupert Murdoch, l'attuale proprietario. L'avvento di social network come Facebook e Twitter hanno messo in secondo piano MySpace che, nel 2011, a causa di esigenze di bilancio ha operato un taglio dei dipendenti pari al 47% del personale (circa 500 dipendenti).

Facebook nasce un anno dopo MySpace. Facebook è stato fondato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg all'epoca studente diciannovenne presso l'università di Harvard, con l'aiuto di Andrew McCollum e Eduardo Saverin, pensato per essere la versione online dell’annuario dell’università che include appunto i profili e le foto degli iscritti. Per la fine del mese, più della metà della popolazione universitaria di Harvard era registrata al servizio. A quel tempo, Zuckerberg fu aiutato da Dustin Moskovitz e Chris Hughes per la promozione del sito e TheFacebook.com si espanse all'Università di Stanford, alla Columbia University e all'Università Yale. Questa espansione continuò nell'aprile del 2004 quando si estese al resto della Ivy League, al MIT, alla Boston University e al Boston College.

Il dominio attuale, facebook.com, fu registrato soltanto in seguito, tra l'aprile e l'agosto 2005, e molte singole università furono aggiunte in rapida successione nell'anno successivo. Col tempo, persone con un indirizzo di posta elettronica con dominio universitario da istituzioni di tutto il mondo acquisirono i requisiti per parteciparvi. La scelta di inserire un social network a supporto di una comunità chiusa (gli studenti universitari) ma tecnologicamente avanzata anche da un punto di vista pubblicitario, suscitò l’interesse di grandi aziende che investirono 40 milioni di dollari per lanciare e potenziare il servizio.

Vennero fatte alcune scelte determinanti: consentire l’accesso a chiunque abbia più di 13 anni, venne cambiato il nome in Facebook e vennero aumentate le capacità relazionali degli utenti. Se lo scopo iniziale di Facebook era di far mantenere i contatti tra studenti di università e licei di tutto il mondo, con il passare del tempo si è trasformato in una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di Internet.

 

Dal settembre 2006 al settembre 2007 la posizione nella graduatoria del traffico dei siti è passata secondo Alexa dalla sessantesima alla settima posizione. Dal luglio 2007 figura nella classifica dei 10 siti più visitati al mondo ed è il sito numero uno negli Stati Uniti per foto visualizzabili, con oltre 60 milioni di foto caricate settimanalmente.

Nel 2007 Microsoft acquista una quota dell'1,6% per 240 milioni di dollari[6] e un gruppo di investitori russi compra il 2% per 200 milioni di dollari. Il valore del sito era stimato da Microsoft all'epoca in 15 miliardi di dollari, ma successivamente smentito e corretto in 3.7 miliardi di dollari nel 2009.

In Italia c'è stato un boom nel 2008: nel mese di agosto si sono registrate oltre un milione e trecentomila visite, con un incremento annuo del 961%; il terzo trimestre ha poi visto l'Italia in testa alla lista dei paesi con il maggiore incremento del numero di utenti (+135%). Secondo i dati forniti da Facebook e raccolti nell'Osservatorio Facebook, gli utenti italiani nel mese di aprile 2011 sono 22 milioni.

Nel 2010 il sito ha superato, negli Stati Uniti per una settimana, come numeri di accessi, il motore di ricerca Google, il re del Web. Inoltre dal gennaio del 2010 ha cominciato a produrre profitti, unico caso al mondo nel settore dei social network.

 

Twitter è un servizio gratuito di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo con una lunghezza massima di 140 caratteri. Gli aggiornamenti possono essere effettuati tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea, e-mail, oppure tramite varie applicazioni basate sulle API di Twitter. Twitter è stato creato nel marzo 2006 dalla Obvious Corporation di San Francisco dalla geniale intuizione di Jack Dorsey che ebbe l'idea di un servizio che permettesse di comunicare con un ristretto numero di persone attraverso degli Sms.

Il nome "Twitter", corrispondente sonoro della parola tweeter, deriva dal verbo inglese to tweet che significa "cinguettare". Tweet è anche il termine tecnico degli aggiornamenti del servizio. I tweet che contengono esattamente 140 caratteri vengono chiamati twoosh. Gli aggiornamenti sono mostrati istantaneamente nella pagina di profilo dell'utente e comunicati agli utenti che si sono registrati per riceverli, la modalità di relazione tra i membri della rete è “a stella”, come detto in precedenza. È anche possibile limitare la visibilità dei propri messaggi oppure renderli visibili a chiunque. Il servizio è diventato estremamente popolare, anche come avversario di Facebook, grazie alla semplicità ed immediatezza di utilizzo. Esistono diversi esempi in cui Twitter è stato usato dagli utenti per diffondere notizie, come strumento di giornalismo partecipativo. Ad esempio, nel caso del terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009, gli utenti Twitter hanno segnalato la notizia prima dei media tradizionali.

L'insieme degli status message pubblicati su Twitter dagli utenti costituisce un'enorme mole di materiale, che può essere utilizzata anche dalle aziende: ad esempio Dell ha aperto un canale di comunicazione con i propri clienti su Twitter e molti servizi offrono il monitoraggio della reputazione dei brand su Twitter. La società che gestisce il servizio non è quotata in borsa ma in base agli ultimi investimenti effettuati da investitori esterni è stato valutato che la società valga circa un miliardo di dollari.

Dall'11 dicembre 2009 le lingue attive in Twitter sono il francese, l'italiano, il tedesco e lo spagnolo insieme all'inglese ed al giapponese che erano presenti fin dall'inizio.

Da aprile 2010, Twitter ha introdotto la possibilità di creare tweet sponsorizzati, chiamati "Promoted Tweets". Per il momento sono disponibili solo ad un numero ristretto di account.

Se nel 2006 solo Twitter consentiva di accedere ad un social network tramite telefono cellulare, oggi tutti i principali social network lo rendono possibile.

 

 

 

 

  1. VIII. The dark side

 

Tra le pieghe dei social network si nascondono una serie di comportamenti disfunzionali non sempre immediatamente visibili: dal cambiamento di identità ai comportamenti aggressivi (troll e stalking), alla violazione e all’abuso dell’informazione.

 

A causare questi comportamenti sono due aspetti. Da una parte l’anonimato, possibile anche in un mondo come quello dei social network dove l’identità apparentemente è sempre visibile. Dall’altra il desiderio di riconoscimento o di rivalsa che la struttura dei social network è in grado di amplificare, per esempio attraverso la possibilità di modificare i contenuti dei profili dei propri amici: con il tagging è possibile associare un amico a contenuti multimediali di qualsiasi tipo senza che lui lo decida. I social network sono uno strumento che consente di controllare e definire la propria identità sociale e quella dei propri amici.

 

Questa possibilità produce il primo dei paradossi dei social network: se io posso più facilmente cambiare la mia identità è vero che anche l’intervento esterno può modificare più facilmente il modo in cui gli altri percepiscono la mia identità.

 

Grazie a questo processo e alla fusione tra mondo reale e virtuale si produce un'«identità fluida», che è allo stesso tempo flessibile ma precaria, mutevole ma incerta.

Se un’identità fluida può essere un vantaggio per un adulto, può diventare un problema per un adolescente che sta cercando di costruire la propria identità. In particolare può portare a un rallentamento del processo di costruzione dell’identità e a sostituire la stabilità e il futuro con un eterno presente privo di certezze e di legami.

Autori quali Elizabeth Reid, Amy Bruckman e Sherry Turkle hanno approfondito gli effetti delle nuove tecnologie sull'identità personale nella società dell'informazione, dando una lettura profondamente correlata alle teorie postmoderniste più radicali: il soggetto, comunicando in rete in assenza del proprio corpo, potrebbe sperimentare liberamente con la propria identità, che diventa così fluida e multipla. Tale forma di sperimentazione avrebbe degli effetti fondamentali anche "off-line", dal momento che il soggetto, interagendo con gli altri attraverso identità alternative, avrebbe a disposizione per costruire se stesso risorse simboliche che altrimenti gli sarebbero precluse.

A rendere precarie e «leggere» le relazioni sociali nei social network è anche un altro possibile effetto dell’uso massiccio dei social media: l’analfabetismo emotivo. Infatti, nell’interazione mediata la fisicità del corpo è sostituita da quella del medium come detto precedentemente.

"Siccome l'educazione delle emozioni ci porta a quell'empatia che è la capacità di leggere le emozioni degli altri, e siccome senza percezione delle esigenze e della disperazione altrui, non può esserci preoccupazione per gli altri, la radice dell'altruismo sta nell'empatia, che si raggiunge con quell'educazione emotiva che consente a ciascuno di conseguire quegli atteggiamenti morali dei quali i nostri tempi hanno grande bisogno: l'autocontrollo e la compassione!".(Goleman, 1995). Queste, sono le mete da perseguire per consentire ai ragazzi di pervenire, oltre a un controllo delle proprie emozioni e dei propri gesti, a una comprensione di sé e dell'altro, ed è interessante che l’autore attribuisca proprio all’analfabetismo emotivo alcuni problemi delle nuove generazioni come il bullismo e le tossicodipendenze.

È boom di baby navigatori, tanto che ormai un bambino su tre al di sotto degli 11 anni chatta regolarmente. A tracciare l’identikit completo della «gioventù digitale», è Telefono Azzurro che, in occasione del “Safer Internet Day”, giornata mondiale della sicurezza su Internet, istituita dalla Commissione Europea e Insafe, la rete europea per la sicurezza in internet fa il punto sui social network, straordinari strumenti di innovazione sociale, presentando una ricerca dedicata realizzata in collaborazione con Eurispes. Chat, community, blog, sono in incredibile aumento non solo tra gli adolescenti ma anche tra i bambini al di sotto degli 11 anni.

Un altro elemento critico è la grande quantità di dati e informazioni personali (dai dati anagrafici, ai gusti, alle attività preferite, ai posti visitati) presenti nei social network.

Non solo: la maggior parte dei social network applica politiche di accesso ai dati personali piuttosto «morbide» che consentono ai propri inserzionisti, e non solo a loro, di raccogliere migliaia di dati sui propri utenti. Tali informazioni sono alla base del secondo paradosso dei social network: se nei social network posso più facilmente cambiare la mia identità virtuale è vero anche che, seguendo le tracce lasciate dalle diverse identità virtuali, è più facile per altri ricostruire la nostra identità reale.

 

Acquisti e Gross hanno analizzato i dati inseriti su Facebook da un campione di studenti universitari, scoprendo che una parte rilevante degli utenti rivelava la propria data di nascita (84%), il numero di cellulare (il 40%), i corsi frequentati (42%), le proprie idee politiche (53%) e il proprio orientamento sessuale (59%).(Acquisti e Gross, 2006).

Se un uso moderato dei social media inferiore al 20% del tempo lavorativo (circa due ore al giorno) può produrre un aumento di produttività, il superamento di questa soglia può nascondere un vero proprio «disturbo di dipendenza da Internet» che ha un impatto significativo sulla produttività individuale e sulla dimensione relazionale.

In particolare nei social network sono le donne ad essere maggiormente vulnerabili alla dipendenza da Internet perché, più che negli uomini, la loro autostima deriva dai rapporti che instaurano con gli altri.

È patologia quando aumentano progressivamente le ore di collegamento e diminuisce il tempo disponibile da dedicare alle persone care, agli amici e alla famiglia, quando il virtuale acquista un’importanza maggiore della vita reale dalla quale il soggetto tende a estraniarsi sempre più creando problemi in ambito familiare, lavorativo, scolastico e della salute che si traduce in un malessere psicofisico.

Conlusioni

Secondo una definizione comunemente accettata, Internet viene considerata la rete delle reti , ovvero un insieme di reti di computer diffuse nel globo e collegate tra loro, a cui possono accedere migliaia di utenti, per scambiare e trasmettere informazioni di vario genere.

Internet è la trama delle nostre vite. Grazie alla sua capacità di organizzare e distribuire la potenza dell’informazione in tutti i campi dell’attività umana, rappresenta oggi la base tecnologica della forma organizzativa per eccellenza dell’era moderna: la Rete, il network sociale . Network come un insieme di nodi interconnessi: si tratta di strutture molto antiche dell’attività umana, che hanno assunto una nuova configurazione nel corso del tempo grazie alla Rete, divenendo vere e proprie reti informazionali. Essi infatti, grazie alla loro intrinseca flessibilità e adattabilità, presentano vantaggi in quanto si prestano a diventare strumenti logistici ed organizzativi. Per questa ragione proliferano e si sviluppano in tutti i campi dell’economia e della società umana.

L’introduzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione basate sul computer permettono dunque il coordinamento di numerosi obbiettivi e la gestione della complessità. Secondo numerosi studiosi, tutto ciò si traduce in una combinazione senza precedenti di prestazioni, capacità decisionale coordinata, espressione individuale e comunicazione globale. Internet diviene allora lo strumento per la transazione verso una nuova forma di società, la network society , e con essa una nuova economia. Attività di importanza capitale in ambito economico, sociale, politico e culturale vengono infatti strutturate per mezzo e intorno alla Rete; l’esclusione da essa rappresenta oggi una delle forme più dannose di esclusione dalla società.

L’impatto crescente delle nuove tecnologie sulle abitudini quotidiane descrive uno dei segni più tipici dell’epoca moderna, destinato a marcare profondamente il modo in cui si svolge l’attività di lavoro e di svago, nonché le modalità attraverso le quali si raccolgono e scambiamo informazioni sul mondo esterno e si organizzano le relazioni interpersonali. L’entità delle trasformazioni in atto sono ben evidenti: molte delle funzioni di produzione e circolazione di notizie tendono infatti a spostarsi in maniera sempre più massiccia sulla Rete o comunque ad utilizzarla come supporto e completamento essenziale. Dalla vita domestica, agli spostamenti (si pensi ai sistemi di navigazione satellitari per gli autoveicoli), dallo svago al lavoro (ad esempio, l’uso del personal computer), la diffusione delle nuove tecnologie sta progressivamente permeando ogni aspetto delle attività quotidiane.

Questa analisi affronterà in particolare i settori del tempo libero e delle relazioni interpersonali, nei quali l’avvento delle nuove tecnologie digitali ha avuto forti conseguenze in termini di impatto psico-sociale, nonché l’influsso commerciale che i nuovi strumenti di interazione sociale (ad esempio i social network ) stanno offrendo al mercato. Di fronte alla complessità di tale fenomeno, le scienze sociali si sono infatti da tempo dedicate a sviluppare analisi specifiche: nella misura in cui le nuove tecnologie moltiplicano le possibilità di accedere in maniera rapida alle informazioni e di scambiarle con i propri simili, si accentua il ruolo delle interazioni sociali nella definizione del modo in cui si pensa e si organizza il rapporto con la realtà ed il mercato. Da questo punto di vista, l’estensione della Rete ha orientato i diversi approcci verso un oggetto comune e spinto studiosi di provenienze diverse a confrontarsi su di un tema ragionevolmente unitario.

Internet è un mezzo che permette per la prima volta la comunicazione di molti a molti, su scala globale; un percorso innovativo verso una nuova dimensione sociale: la Galassia Internet.

 

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Ultimo aggiornamento Lunedì 16 Maggio 2011 19:27