Tesina: Rete sociale e Social Network, affinità e divergenze Stampa
Scritto da elda   
Martedì 12 Luglio 2011 09:11

RETE SOCIALE

&

SOCIAL NETWORK SERVICE

AFFINITA’ E DIVERGENZE

a cura di:

 

Elda Maresca       Genny Pascolini       Giovanni De Luca

RETE SOCIALE & SOCIAL NETWORK SERVICE

Affinità e Divergenze

 

 

 

Indice

 

1.0             La rete sociale…………………………………………………………………….3

1.1    Cos’è una rete sociale……………………………..4

1.2    Apporti teorici………………………………………………………………..4

1.3    L’ analisi delle reti sociali…………………………………………………..5

1.4    Le origini della SNA…………………………………………………………6

2.0    La rete sociale e la comunità virtuale………………………………………..11

2.1    La comunità virtuale………………………………………………………11

2.2    Rete sociale e rete Web………………………………………………….12

2.3    Che cosa cambia?..............................................................................13

3.0   Facebook………………………………………………………………………….15

3.1   Le origini……………………………………………………………………...15

3.2   La Privacy……………………………………………………………………16

3.3   Usare Facebook responsabilmente!……………………………………17

 

CONCLUSIONI………………………………………………………………………………….18

Bibliografia  e Sitografia…………………………………...19

 

 

1.0  LA RETE SOCIALE

1.1  Cos’è una rete sociale

Il concetto di rete sociale nasce e si sviluppa con l’ obiettivo di comprendere la natura e le modalità tipiche dell’ interazione umana. La “rete sociale”, come è noto, è stata graficamente rappresentata per mezzo un insieme di punti (siano essi indicativi di persone, città, aziende, stazioni ferroviarie, computer), tra loro collegati da linee (si tratti di relazioni, strade, comunicazioni). Così descritta, in essa,  si evidenzia l’ intersecarsi di nodi, rappresentativi della relazione esistente tra individui, gruppi ed organizzazioni.

In un simile reticolo le unità non necessariamente si presentano in reciproca interrelazione e qualora si rilevino collegamenti tra esse, non si può dire che questi siano specificatamente necessari al funzionamento dell’ intera rete.

1.2  Apporti teorici

Moreno, a partire dall’ esplorazione dei modi in cui i soggetti intessono i loro rapporti, si è chiesto su quali basi di opportunità e limiti di azione vengono effettuate le scelte, nell’ ambito dell’ interazione sociale. Per rispondere a questa domanda di ricerca, fonda la Sociometria, disciplina che indaga la relazione esistente ed auspicabile tra benessere psicologico e configurazione sociale di appartenenza.

L’ autore, inoltre, si cura di creare uno schema al fine di rappresentare graficamente le relazioni tra le persone, il sociogramma. Prima del suo intervento, nozioni quali “tessuto sociale” o “reti sociali” erano solo idee vaghe, ancora lontane dal poter essere ‘valutate’ e ‘misurate’ da una disciplina che si occupasse di questo, nello specifico.

Un contributo fondamentale all’ incremento di questa disciplina è stato fornito da Lewin, particolarmente interessato al comportamento di gruppo. Egli, di orientamento gestaltico, definisce il gruppo come qualcosa di più della semplice somma delle parti che lo costituiscono, dato che esso interagisce dinamicamente con l’ ambiente in cui è inserito ed il significato di tali interazioni viene costituito dai membri appartenenti al gruppo, sulla base delle loro percezioni ed esperienze. Anche in questo caso, il ‘campo d’ interazioni’ da lui teorizzato consta di punti tra loro collegati per mezzo di linee. Nello specifico i primi corrispondono agli individui, ai loro obiettivi ed alle loro azioni, mentre i percorsi tratteggiati dalle linee rappresentano le sequenze interazionali o causali che li collegano.

Heider, nell’ ambito della psicologia della percezione sociale e degli atteggiamenti, sviluppa successivamente la ‘teoria dell' equilibrio’. Secondo questa, ogni individuo ricerca l’ equilibrio mentale (assenza di tensione) attraverso il mantenimento di idee non in conflitto tra loro ed allo stesso modo persegue l’ equilibrio ad un livello comportamentale, di atteggiamenti verso gli altri. L’ autore, particolarmente interessato a quali fenomeni venissero implicati nella situazione in cui un individuo si trova emotivamente vicino ad altri due tra loro ostili, schematizza il seguente assunto:  “Se A è emotivamente vicino a B, allora A  cercherà di conformarsi a tutte le simpatie e le antipatie di B. Se a B però non piace C, allora anche A dovrebbe provar antipatia per C,

ma se A e C sono amici si verifica una tensione da dover risolvere, ed una possibile soluzione sarà scegliere tra le parti”. Nei gruppi reali, gli squilibri si sviluppano in modo più complesso perché non tutti i soggetti possono interagire contemporaneamente. Dal momento in cui tali equilibri vengono però saldati, si evidenzia che essi possono esercitare una forza tale da comportare cambiamenti strutturali all’ interno del gruppo.

Cartwright e Harary dimostrano matematicamente che l' esito di questo processo è necessariamente un cambiamento forte: il gruppo si troverà suddiviso in cricche. Si verifica, così, che all’ interno di ogni cricca tutti i legami risultano positivi, mentre tra una cricca ed un’altra, tutti i legami appaiono essere negativi. In definitiva l’ autore dimostra che tutti i gruppi nei quali si manifesta uno squilibrio strutturale entrano in uno stato di lenta transizione verso lo status di cricche proprio per risolvere l’ avvento dello squilibrio.

In definitiva, nell’ ambito delle Scienze sociali il concetto di rete sociale viene ai primordi utilizzato come “metafora” da adattare sia all’ idea di una società da intendersi come rete di reticoli sociali, sia al concetto di azione sociale come esito di vincoli ed opportunità emergenti dalle relazioni tra i soggetti.

Poi, con il trascorrere del tempo, un simile uso metaforico del termine porta il concetto di “rete sociale” ad un livello di astrazione piuttosto elevato, plasmandolo di un indubbio fascino evocativo ma, al tempo stesso, insinuandovi confusione terminologica e mancanza di chiarezza definitoria.

Solo successivamente, il connubio tra la concettualizzazione e la formalizzazione di quello che la “rete sociale” rappresenta ha dato dignità scientifica al termine ed ha consentito di determinare un passaggio interpretativo del concetto: dall’ immagine intuitiva di un fenomeno complesso alla sua realistica rappresentazione su un piano formale ed analitico.

 

 

1.3  L’ analisi delle reti sociali

 

Le reti sociali divengono la primaria rappresentazione organizzativa dei rapporti sociali ed al contempo il metodo di studio di cui avvalersi per comprenderli.

Ad oggi l’ analisi delle reti sociali (SNA, Social Network Analysis) si compone di strumenti teorici e metodologici validi per lo studio di numerosi fenomeni e processi sociali, trova applicazione in diverse scienze sociali, quali la sociologia, l' antropologia, la psicologia e l' economia, e viene utilmente impiegata nello studio di fenomeni molteplici ed eterogenei, come il commercio internazionale, la diffusione dell' informazione e lo studio delle istituzioni.

Congiuntamente con la metafora delle “cerchie sociali” proposta da Simmel, la SNA evidenzia l’ affluenza continua, nella rete sociale, di un numero variabile di attori che si muovono tra spazi sociali generati dall’ intersecazione dei diversi ambiti relazionali. In ognuno di questi ciascun soggetto gioca, consapevolmente e non, ruoli sociali differenziati ed assume, volontariamente e non, posizioni diverse.

 

 

Simmel afferma, che:

 

Anche nel caso della conoscenza, quindi, non si può cominciare, poniamo, con il concetto di società, dalla cui determinatezza deriverebbero le relazioni e le interazioni delle componenti: sono invece queste che devono essere accertate, e la società è solo il nome con cui si designa la somma di queste interazioni, un nome che è utilizzabile solo nella misura in cui siano state accertate e stabilite”.

Ed anche: “ la società esiste dove un certo numero di individui interagiscono tra di loro.

In ambito sociologico si è dimostrato che nelle reti sociali si depositano valori materiali ma soprattutto valori non materiali e che sono proprio questi ultimi a determinare maggiormente la “ricchezza” individuale e collettiva. Quest’ ultima differisce tra gli individui, non solo a causa delle “capacità relazionali” di cui si fanno promotori, ma anche per effetto di specifici processi strutturali insiti nella società in cui vivono.

La “ricchezza individuale e collettiva” viene così espressa in termini di “beni relazionali” e si caratterizza per l’ essere immediatamente spendibile, qualora se ne presenti la necessità.

E’ opportuno specificare, quindi, in quale modo l’ analisi delle reti sociali si occupa dei rapporti tra le persone e del costante interscambio di beni relazionali.

La SNA presenta due caratteri principali: in primo luogo si tratta di una prospettiva fondata metodologicamente e tecnicamente, oltre che teoricamente. In secondo, essa veicola l’ idea in base alla quale la società può essere considerata come un intreccio complesso di relazioni sociali variamente strutturate, ed è proprio questo “intreccio” nel suo complesso a costituire il focus centrale dell’ analisi; ogni fenomeno sociale può, dunque, essere letto in termini relazionali e strutturali, a condizione che la struttura del fenomeno possa essere espressa come costituita da attori sociali e da interconnessioni di varia natura tra essi.

1.4  Le origini della SNA

 

L’ analisi delle reti sociali nasce e si sviluppa dalla confluenza di due principali filoni di ricerca, di cui di seguito si espongono i tratti peculiari.

Il primo ambiente nel quale incomincia a delinearsi la possibilità di fare della rete sociale una materia passibile di analisi scientifica è la Scuola antropologica di Manchester che nasce, a partire dagli anni Quaranta, per mano di un gruppo di ricercatori (C. Mitchell, J. Barnes, E. Bott, V Turner) associati al Centro di ricerca Rhodes-Livingstone Istitute di Lusaka in Africa Centrale. Quest’ ultimo, fondato nel 1938,  agevola l’ emergere della personalità di Gluckman, il quale dedica un’ attenzione preponderante al concetto di processualità “in situazione”.

Gli esponenti della scuola di Manchester attuano un cambiamento radicale per quanto riguarda le scienze antropologiche e danno vita ad un paradigma di analisi che li vede progressivamente allontanarsi dalle desuete concezioni circa il funzionamento delle società come sistemi omeostatici ed in perenne equilibrio.

Per Gluckman il funzionamento di una società dipende da due forze opposte, funzionanti all' interno di un sistema in grado di auto-regolarsi, attraverso continui fenomeni di rotture e riaggiustamenti. Ciò che caratterizza una società è, secondo l’ autore, il presentarsi di continue forme di instabilità, intramezzate da periodi di equilibrio e scaturite dal riassestamento delle contraddizioni venutesi a creare nel tempo.

Con il suo contributo l' idea di società come organismo vivente al cui interno i fenomeni sociali fungono da organi ed apparati atti a realizzare il buon funzionamento dell’ intero sistema, lascia progressivamente spazio ad una nuova visione dei gruppi umani, che si arricchisce della franca accettazione ricorrente di temi quali conflitto, tensione, contraddizione, destrutturazione, cambiamento. L' attenzione principale di Gluckman continua però a focalizzarsi, in ampia misura, sui meccanismi in grado di spiegare l’ equilibrio e la conservazione di un sistema sociale.

I livelli di opposizione da lui enunciati (quali conflitto, lotta, contraddizione,  competizione), infatti, non fanno che  riportare la situazione ad un livello  iniziale di concezione statica, una volta superati e risolti. Solo con il termine "contraddizione", Gluckman allude alla effettiva possibilità che una tensione interna giunga a produrre un cambiamento radicale della struttura sociale.

 

Per gli altri livelli, egli sostiene che possano dare luogo a semplici momenti conflittuali  facilmente risolvibili da specifici meccanismi regolatori, che possono così essere eliminati per dare luogo ad una  nuova situazione di equilibrio.

Tra gli allievi di Gluckman spicca la figura di Turner, anch’ egli attratto dal fenomeno del conflitto nelle società, tanto che l’ autore si fa fermamente promotore di una visione essenzialmente dinamica dei fatti. L' ambizione di Turner è riuscire a decifrare il modo in cui gli individui di un gruppo sono capaci di manipolare gli apparati simbolici e normativi di un’ intera società, al fine di perseguire un vantaggio personale. Il conflitto è da considerarsi, dunque, endemico nella struttura sociale, cioè intrinsecamente presente in essa, nonostante l’ esistenza di precisi meccanismi che fanno delle tensioni dei momenti di perseguimento dell' unità di gruppo.

La principale novità di Turner, rispetto al suo maestro, sarà quella di porre in primo piano gli individui in quanto tali, i loro comportamenti, le loro strategie interne, e i modi in cui manipolare il capitale simbolico di una società, così da provocare uno scarto tra norma e comportamento.

Anche Barnes merita d’ essere citato tra gli autori appartenenti al primo filone di ricerca. Egli porta avanti un famoso studio sui pescatori di Bremnes (Norvegia). Qui utilizza l’ analisi delle relazioni sociali tra gli abitanti dell’ Isola per ideare il sistema di stratificazione sociale. In una fase iniziale egli considera i due campi di relazioni sociali, uno basato sul territorio, in cui si formano relazioni di vicinato ricche e stabili nel tempo, l’ altro fondato sul sistema industriale, caratterizzato da relazioni di dipendenza dovute alla pesca, ma non stabili nel tempo, principalmente a causa del continuo ricambio di personale, tipico del sistema.

Accanto a questi due modelli relazionali ne individua poi un terzo, la rete. Si tratta in questo caso, di un tipo di modello in cui le relazioni sociali non hanno alcuna definizione se non quella si esistere per se stesse. In esso compaiono le relazioni tra amici, vicini, parenti, tutte trasversali alle relazioni caratteristiche degli altri due campi.

 

Le principali peculiarità delle relazioni della rete sono l’ indefinitezza (spaziale e temporale) e la vulnerabilità a non essere necessariamente stabili ed organizzate. E’ in questo studio che l’ uso dell’ accezione di “rete sociale” (social network) assume una importanza centrale: la rete diventa un mezzo fondamentale per studiare le relazioni informali e può essere analizzata in senso generale rispetto alle sue interconnessioni;  si chiarifica che si tratta di una rete a-centrata, non gerarchica ed in cui ogni nodo equivale ad un altro. In una simile formalizzazione il rapporto tra locale e globale può essere ribaltato a favore del locale; basta pensare ad Internet in cui non esiste un nodo centrale di diffusione e smistamento delle informazioni, ma tutti i nodi hanno pari funzioni.

Dunque Barnes, studiando la configurazione di rete, arriva a proporre una distinzione tra società tradizionale e società contemporanea, sulla base della differente configurazione della rete. Nella società contemporanea, anche se gli individui possono conoscere più persone, hanno in proporzione meno amici e meno conoscenze in comune rispetto ad una società in scala più piccola. Avendo quindi una conoscenza solo parziale della rete, essi si possono trovare nell’ impossibilità di raggiungere un altro punto della rete stessa, dovendo necessariamente percorrere numerosi passaggi intermedi.

Il secondo filone di pensiero, l’ analisi strutturale americana, si sviluppa nel fervido ambiente accademico di Harvard, a partire dagli anni Settanta, ad opera di un gruppo di studiosi (tra i quali Scott, Granovetter, Burt, Wellman, Berkowitz) riuniti intorno ad Harrison White.

Questo approccio si caratterizza per l’ interesse prioritario rivolto alla forma delle reti più che al loro contenuto. Secondo i suoi principali esponenti, infatti, la forma delle relazioni sociali determina ampiamente i loro contenuti ed il comportamento individuale è interpretato in termini di vincoli strutturali sulle azioni piuttosto che di forze interne che agiscono a partire dall’ attore (da cui la critica ad esso rivolta per l’ eccesso di determinismo strutturale) e si sostanzia in un forte rigore matematico ed elevata sofisticazione delle tecniche di analisi.

Granovetter sostiene che la forza di un legame è data dalla combinazione di tempo, intensità, intimità e scambio dei servizi. In base a questa definizione è possibile, riprendendo un concetto già utilizzato da Moreno, distinguere tra legami forti e legami deboli. L’ obiettivo dell’ autore è analizzare il modo con cui le interazioni di microlivello (piccoli gruppi) ed i fenomeni che interessano aspetti macrosociali (l’ organizzazione di una comunità) possono interagire ed esercitare reciproca influenza.

Elabora così la tesi per cui la rimozione di un legame debole espone ad una maggiore difficoltà in molteplici ambiti quali la possibilità di trasmissione, apertura, innesco di nuove relazioni, possibilità di lavoro e di sperimentarsi in luoghi diversi, rispetto alla rottura del legame forte. L’ autore dimostra come i legami forti, favorendo la coesione della rete,  possano portare ad un progressiva frammentazione e chiusura. All’opposto i legami deboli possono rivelarsi elementi indispensabili per le opportunità degli individui e per la loro integrazione nella comunità globale. In quest’ ottica è fondamentale il concetto di “ponte”. Con esso l’ autore si riferisce ad una linea rappresentativa della sola possibilità di collegamento  tra due persone (punti) di due reti diverse.

Esemplificando: se A e B fanno parte di reti diverse che non presentano sovrapposizioni (solo loro due si conoscono), il collegamento tra i due costituisce un ponte perché ogni possibilità di contatto, comunicazione, connessione tra le altre persone della rete di A e di B passa necessariamente tra loro due. Se il legame tra A e B è forte, è molto probabile che si instauri un legame (debole o forte) tra B e C in cui C rappresenta un’ altra qualunque persona che fa parte della rete di A. Ciò significa che un legame forte difficilmente può assumere la valenza di ponte, mentre i legami deboli non soffrirebbero di tale limitazione (ma neanche dovrebbero essere necessariamente dei ponti).

 

L’ analisi di Granovetter  trova esemplificazione in uno studio sulla comunità italiana di Boston, in precedenza descritta da Gans, come comunità coesa ma senza organizzazione efficace. Secondo Gans questo è dovuto alla co-presenza di culture diverse ed alla debolezza della classe media di questa comunità, l’ unica che avrebbe potuto produrre dei leaders affidabili.

Granovetter critica la suddetta interpretazione e ne fornisce una nuova in cui utilizza con pregnanza il concetto di cricca, designando con esso un ulteriore raggruppamento di persone all’ interno di un gruppo pre-esistente: un gruppo nel gruppo. L’ autore constata che la comunità italiana di Boston è in realtà caratterizzata da un gran numero di cricche, nelle quali ogni persona è collegata con gli altri individui della propria cricca ma con nessun soggetto all’ esterno di essa. E’ questo il fattore che, secondo lui, può essere interpretato come seme della cattiva organizzazione della comunità. Comunque, sostiene ulteriormente Granovetter,  anche supponendo che tutti i legami fossero stati forti, la situazione sarebbe stata coesa soltanto in apparenza: è infatti improbabile che una persona possa mantenere più di una dozzina di legami forti e si andrebbe a generare una frammentazione della comunità in molteplici cricche, ugualmente isolate tra loro per mancanza di ponti.

Tönnies, operante nel panorama europeo ed autore della rinomata opera Comunità e società (Gemeinschaft und Gesellschaft), delinea due tipi alternativi di associazione nel raggruppamento sociale, incentrati l’ uno su un rapporto immediato, l’ altro su un rapporto di tipo artificiale. Il primo è definito in termini organicistici, il secondo sulla base di un modello meccanicistico.

Per Tönnies, la comunità (Gemeinschaft), è organica e le sue forme embrionali emergono in seno alla famiglia nei rapporti tra madre e figlio, moglie e marito, tra fratelli, per estendersi poi ai rapporti di vicinato e di amicizia. Essi sono improntati sulla base dei livelli di intimità, riconoscenza, condivisione di linguaggio, significati, abitudini, spazi, ricordi ed esperienze comuni. I vincoli di sangue (famiglia e parentela), di luogo (vicinato) e di spirito (amicizia) costituiscono delle totalità organiche in cui gli uomini si sentono uniti in modo permanente da fattori che li rendono simili gli uni agli altri e al cui interno le disuguaglianze, se non vengono appianate, possono svilupparsi solo entro certi limiti. Otre tali limiti i rapporti della comunità diventano così rari e insignificanti da oscurare gli elementi di comunanza e condivisione. All’ interno della comunità, infatti, i rapporti non sono segmentati in termini di ruoli specializzati, ma comportano che i membri siano presenti con la totalità del loro essere. Nulla di tutto ciò avviene, invece, nell’ ambito della società (Gesellschaft). Scrive a tal proposito Tönnies:

 

"La teoria della società riguarda una costruzione artificiale, un aggregato di esseri umani che solo superficialmente assomiglia alla comunità, nella misura in cui anche in essa gli individui vivono pacificamente gli uni accanto agli altri. Però, mentre nella comunità essi restano essenzialmente uniti nonostante i fattori che li separano, nella società restano essenzialmente separati nonostante i fattori che li uniscono".

Nella società, gli individui vivono per conto loro, separati, in un rapporto di tensione con gli altri e ogni tentativo di entrare nella loro sfera privata viene percepito come un atto ostile di intrusione. Qui tutti i rapporti tendono ad improntarsi al modello dei rapporti di

scambio di mercato: nulla viene fatto senza attendersi una contropartita, sia nei rapporti

interpersonali che nei rapporti tra individui e istituzioni. E’ evidente la posizione ideologica di Tönnies: l’avvento della modernità, nonché il costituirsi della Gesellschaft, è un processo inarrestabile e rappresenta una perdita rispetto ai valori autentici di solidarietà che trovano realizzazione compiuta soltanto nell’ ambito della Gemeinschaft.

Secondo Freeman prima che avesse origine la moderna analisi delle reti sociali, gli scienziati sociali ragionavano già in termini di rete per condurre ricerche strutturali sui fenomeni sociali; i contributi iniziali, infatti, non si limitavano ad idee intuitive ma erano finalizzati alla raccolta sistematica dei dati strutturali.

Così, a partire da questa matrice originaria, prende forma e si orienta tutta la impostazione della SNA contemporanea ed i suoi maggiori esponenti, Wasserman e Faust, danno vita nel 1994 al primo “abecedario” di rete: Social Network Analysis Methods and Applications. Da questo momento ad oggi la prospettiva di rete si amplifica notevolmente, ancorando ricerche ed analisi a quattro fondamenti:

  • Gli attori e le loro azioni sono considerati unità interdipendenti, piuttosto che indipendenti o unità autonome;
  • I legami relazionali tra gli attori sono canali per il trasferimento o il flusso di risorse (sia materiali che non);
  • I modelli di rete sono considerati ambienti strutturali che forniscono opportunità oppure vincoli per l’ azione individuale;
  • La struttura (socialeeconomicapolitica) è concettualizzata in termini di modelli durevoli di relazione tra attori sociali.

 

2. 0 LA RETE SOCIALE E LA COMUNITA’ VIRTUALE

 

2.2  La comunità virtuale

 

A partire dall’ avvento dell’ elettronica che, nel giro di pochi decenni, si è instaurata a pieno regime nei Paesi industrializzati, si può affermare che al giorno d’ oggi il computer rappresenti un elemento insostituibile per molte sfere della vita pubblica e privata dell’ odierna civiltà. Data la forte accelerazione del progresso tecnologico verificatasi da quasi mezzo secolo, non si può non considerare, nell’ analisi e nella determinazione di ‘rete sociale oggi’ il cambiamento avvenuto nel mondo della comunicazione di massa. Con esso è risultato possibile che il computer, a partire dagli anni Ottanta, si sia tramutato da semplice strumento di appoggio, a veicolo della multimedialità (intesa come l’ utilizzo integrato di diverse forme di comunicazione in un’ unica esperienza percettiva e culturale, nella quale testi, immagini, video, animazioni e suoni interagiscono simultaneamente), a strumento per la “comunicazione in rete” come luogo dove persone di differenti età, estrazione sociale o posizione lavorativa vengono in contatto a più livelli ed intessono una vera e propria rete sociale non fisica. Questi livelli, che vanno dal semplice scambio di informazioni alla condivisione di valori, emozioni e interessi comuni, rappresentano elementi distintivi di un’ entità oggi conosciuta con il termine “comunità virtuale”.

La rete sociale che si costituisce a partire dalla condivisione di una medesima comunità virtuale è caratterizzata da una forma ed una struttura peculiari, tanto da colorare il termine di un’ accezione profondamente diversa da come sin qui è stato esposto.

Si definisce “comunità virtuale” un insieme di persone coinvolte nell’ interesse di un  determinato argomento, o con un simile approccio alla vita di relazione, che hanno la possibilità di porsi in contatto tra loro attraverso una rete telematica, prevalentemente Internet, oppure telefonica.

Tra le caratteristiche fondanti di questa, si rileva che:

1-      la modalità d’ interazione tra i membri coinvolti può avvenire in forma sincrona (in tempo reale) o asincrona.

2-      Coloro che appartengono alla comunità utilizzano lo stesso linguaggio. Data l’ ampia e velocissima diffusione della lingua inglese a livello globale, persone di diversa lingua madre possono facilmente accedere ed integrarsi in comunità virtuali in cui c’è chi non parla la loro lingua.

3-      I membri di una simile aggregazione non sono necessariamente vincolati, nel loro interagire, dall’ abitare uno stesso luogo o provenire dal medesimo Paese; La partecipazione estesa a livello universale è possibile per mezzo di comunicazioni su forum (Bullettin Board), partecipazioni a gruppi Usenet (Newsgroups o gruppi di discussione), tramite comunicazioni via Chat Room o programmi di instant messaging (messaggistica istantanea).

4-      I membri della suddetta condividono un comune codice di interazione (emoticons), atto a sopperire, pur sempre in maniera sintetica ed altresì superficiale, all’ assenza di un linguaggio non verbale, tipico dell’ interazione reale.

5-      Il coinvolgimento in una comunità virtuale rende possibile la riduzione di inibizioni nell’ interazione sociale e condizioni di subordinazione presenti nella relazione diretta. Questo avviene perché, come è noto, nel comune utilizzo non professionale delle reti, l’ identità può essere celata dietro uno pseudonimo, o nickname a cui può essere associata un’ immagine di riferimento tramite interfaccia grafica, o avatar. In questo modo decade, potenzialmente, ogni collegamento con la realtà fisica del soggetto. Età, aspetto, etnia, titolo, ceto sociale, sesso smettono quindi di costituire un vincolo nell’ interazione.

6-      Le comunità virtuali si appoggiano su svariate modalità di ambienti comunicativi. La comunicazione tra i membri può infatti avvenire sia nella forma individuale (one-to-one) che collettiva (many-to-many e one-to-many), a seconda delle esigenze. Similmente, i contenuti delle conversazioni possono vertere su argomenti vari ed eterogenei, data l’ ampia cromatura possibile per intensità e forma dei rapporti interpersonali che si attualizzano in rete (si distingue tra forum di discussione, newsgroup, gruppo di discussione, guestbook, mailing list, chat, messaggistica istantanea, newsletter, blog, tipologie miste).

 

 

2.1  Rete sociale e Rete Web

Come sopra accennato, l’ analisi delle reti sociali si basa  sull’ idea che gli schemi dei legami sociali, nei quali gli attori sono inseriti, modellano i nostri comportamenti e sono a loro volta costantemente modificati dagli stessi attori sociali. E’ noto, dalle prime ricerche avvenute sull’ evoluzione delle reti sociali per mano di Simmel,  che gli schemi strutturali della società quali padre/figlio, uomo/donna, giovane/anziano, si evolvono e si trasformano attraverso meccanismi continui ed invisibili di erosione, sostituzione, contaminazione ed interdipendenza. L' analisi delle reti, alla fine degli anni Venti definisce ‘linkages’ i legami relazionali tra gli attori, che costituiscono i canali per il trasferimento delle risorse, materiali e non. Cibo e informazioni, leggi e modelli di comportamento, pregiudizi, strutture commerciali e produttive, ecc. concorrono a costituire, rafforzare e modificare le reti sociali ed i loro contenuti.  Storicamente, dunque, il termine ‘rete sociale’ presenta ancora una connotazione fisica o, comunque ‘materialista’.

Un servizio di Social network è una rete informatica che consente il costituirsi nel Web di relazioni sociali reali o virtuali.  Così, a partire dalla creazione di un profilo pubblico o semi-pubblico, è possibile entrare a far parte di un social network, on-line. Un simile sistema permette di costruire un profilo personale, curandosi di fornire un database colmo o essenziale di informazioni descrittive della persona che si è o di quella che “si vuole essere” nel Web. All’ interno delle reti sociali informatiche i contatti si possono evolvere ed assumere la forma di relazioni vere e proprie solo se gli attori escono dalla piattaforma tecnologica e passano al contatto diretto e fisico.

 

L’ esplosione mondiale di notorietà dei social network risale ai primi anni del nuovo millennio, grazie alla comparsa su Internet di siti web quali Friendster,  abcTribe.com,  LinkedIn e più noti tra tutti, Myspace e Facebook.

Il termine social media è più generico ed allude a tutte le tecnologie e pratiche online che gli utenti adottano per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio. Si tratta quindi di una “connessione di contenuti” anziché  “di persone”, come avviene nel network.

E’ propriamente con il termine Social network service che si potrebbe alludere al concetto originario di ‘rete sociale’. Esso si definisce infatti come quel “servizio focalizzato nella costruzione di community on-line di persone che condividono interessi e/o attività. Molti servizi di social network sono web-based, ossia accessibili attraverso un comune browser web e forniscono ai loro utenti una serie di strumenti  per interagire”.

Ma la concezione di rete sociale è davvero così assimilabile nell’ attuale processo, sempre più invadente nella società, di ‘social network connecting’ ?

 

 

2.3   Che cosa cambia?

 

Riflettere sull’ evoluzione del concetto di ‘rete sociale’ e focalizzarsi sulla creazione oggi di innumerevoli “social network” nel Web, porta a constatare l’ indiscusso avanzare di una trasformazione di natura semantica, strutturale e formale della “conoscenza” e della “interazione sociale”. Per mezzo di un social network tali accezioni assumono i toni di una esperienza diversa che inevitabilmente permea e modifica quantomeno la percezione dell’ identità sociale di ognuno di noi.

Quello che primariamente è cambiato, nel passaggio tra assenza di comunità virtuali – incremento di web community – successo dei social network online, è che, in tale excursus, il mondo reale ed il mondo virtuale si sono gradualmente avvicinati, sono entrati in contatto tra loro, e sembrano oggi con-fondersi addirittura.

Nei forum e nelle chat, infatti,  il mondo reale e quello virtuale entravano raramente in contatto e comunque solo per esplicita volontà dei soggetti interagenti. Nei social network, invece, si rileva più frequentemente un adeguamento del proprio modo di essere nella vita reale tanto radicale da essere pienamente rappresentato quasi sempre nel Web, e questo può avvenire anche se i soggetti coinvolti non lo vogliono o non ne sono consapevoli (un esempio a questo proposito è il fenomeno del tagging).

La conseguenza è che una simile fusione di reti virtuali e reali permette di trasformare l’esperienza sociale e l’identità sociale in maniera totalmente nuova rispetto al passato con rischi ed opportunità spesso sottovalutati.

Giuseppe Riva, noto professore di Psicologia della comunicazione e delle nuove tecnologie della comunicazione presso l’ Università Cattolica di Milano, Presidente dell’ Associazione internazionale di CiberPsicologia (i-ACToR) ed autore del libro I social network, da tempo si occupa delle tematiche,  qui solo accennate, relative all’ evoluzione delle interazioni in rete.  E’ grazie alle sue riflessioni che in Italia si è di molto incrementata la ricerca in ambito sociopsicologico circa svantaggi e vantaggi dell’ interazione per mezzo di social network.

Presentiamo di seguito gli aspetti di identificazione del reale con il virtuale, le affinità e le divergenze tra l’ interazione reale e quella virtuale.

Anzitutto i social network consentono di scegliere come presentarsi alle persone che compongono la rete (impression management) e di avere un ruolo centrale nella definizione e nella condivisione della nostra identità sociale. E’ questo il fattore che, potenzialmente, li rende lo strumento ideale per narrarsi, decidendo in prima persona quali ruoli e quali eventi presentare di sé, esponendoli così ad una nuova libertà di definizione del Sé.

I social network hanno, inoltre, un ruolo crescente nel permettere e supportare il processo di seduzione e la nascita di relazioni interpersonali. Si assiste o si è protagonisti, del susseguirsi di una sequenza di interazioni relativamente stabile volta al perseguimento di un interesse, sia esso superficiale oppure intenso, ed al desiderio di una conoscenza.

Tale sequenza si dispiega in un vero e proprio processo sociale che consta di una prima fase di “disvelamento del sé” e di una seconda di “mantenimento dell’attenzione dell’altro”, possibile con una delle numerose strategie seduttive attuabili in un social network: la somiglianza, la prossimità e la frequenza di contatto, la complementarietà e così via.

E’ ormai risaputo, poi, che i social network possono rappresentare per le aziende uno strumento valido per comunicare efficacemente con i propri clienti. Si stanno velocemente modificando e le caratteristiche e il ruolo del consumatore, prima solo passivo d’ informazioni (spettatore televisivo) e adesso progressivamente “spettAutore”(prosumer) – così definito da Riva, che crea o modifica contenuti esistenti secondo i propri bisogni, e “commentAutore” che discute dei prodotti e condivide le proprie riflessioni con gli amici.

Va infine sottolineato come a caratterizzare i social network, non vi sia sempre e solo un interesse individuale ed economico: molti utenti dei social network offrono supporto e attività gratuitamente per un senso di responsabilità sociale nei confronti della propria rete.

Bisogna evidenziare che l’ interazione possibile per mezzo di un social network obbliga i soggetti implicati ad adattarsi alle caratteristiche della comunicazione mediata e questo induce ad due principali caratteristiche: da un lato, il corpo reale con le sue emozioni scompare dalla relazione e viene sostituito da una pluralità di immagini parziali e contestualizzate, che mostrano soltanto gli aspetti di sé che si vogliono condividere e sottolineare; dall’ altro questo corpo virtuale, insieme alle storie raccontate da noi e dai nostri amici nei social network, assume vita propria rimanendo presente e visibile anche quando noi non lo vogliamo.

Inoltre, l’ effetto dell’uso massiccio dei social media e l’ analfabetismo emotivo prodotto proprio dall’ assenza di corporeità rendono ulteriormente precarie e poco significative le relazioni sociali dei social network.

Aspetti, questi, che rendono l’ interazione sociale in rete sostanzialmente diversa da quella reale, tanto da privare il soggetto di un importante punto di riferimento nel processo di apprendimento e comprensione delle emozioni proprie e altrui e da generare effetti che vanno, talvolta, dal disinteresse emotivo a scompensi psicologici.

Ciò che rende l’ uso del sistema ‘social network’ indiscutibilmente esposto a rischi e pericoli non facili da avvertire è che una serie di comportamenti disfunzionali non sempre immediatamente visibili possono facilmente celarsi dietro una comunicazione non diretta ed un’ identità virtuale e “liquida”.

Fenomeni quali il cambiamento d’ identità, l’ aggressività, la violazione e l’abuso dell’ informazione vengono frequentemente denunciati nell’ ambito della comunicazione in rete, eppure essa sembra essere sempre più libera da vincoli civili oltre che legislativi. Alla base del verificarsi si simili comportamenti si rilevano la possibilità di rimanere nell’ anonimato e l’ amplificarsi del desiderio di riconoscimento o di rivalsa.

 

 

3.0          FACEBOOK

 

Focalizzandoci sul più noto tra gli attuali social network indiamo qui approfondire, successivamente ad un breve exsursus sulla sua nascita e sviluppo, gli aspetti inerenti le dinamiche interazionali che in esso si costituiscono.

 

3.1 Le origini

 

La diffusione del web e del termine social network ha creato, negli ultimi anni alcune ambiguità di significato. Quando oggi si dice social network (o meglio servizio di social network) si dice “Facebook”.

 

Esso è un sito web di reti sociali ad accesso gratuito. È il secondo sito più visitato al mondo, preceduto solo da Google. Facebook è stato creato il 4 febbraio 2004 da Mark Zuckerberg con lo scopo di pubblicare on line l'annuario dell'università di Harward. Nel giro di un mese metà degli studenti di Harward erano registrati al servizio. Facebook si espande in seguito alle università di Strandford, Yale e Boston e alla Columbia University.

Se in principio era possibile registrarsi solo se in possesso di un indirizzo di posta elettronica con dominio universitario (.edu, .ac.uk ecc) dal febbraio 2006 il servizio si rese disponibile alle scuole superiori e alle grandi aziende, mentre dal settembre 2006 chiunque abbia più di 13 anni può iscriversi. Dal luglio 2007 figura nella classifica dei 10 siti più visitati al mondo ed è il sito numero uno negli Stati Uniti per foto visualizzabili.

A metà 2010 Facebook è stata valutato a 25 miliardi di dollari per poi giungere a un valore stimato di 41 miliardi nel novembre 2010 (stima di SecondMarket). Nel 2010, negli Stati Uniti e per una settimana, il sito ha superato il motore di ricerca Google, come numero di accessi.

Facebook utilizza la tecnologia AJAX nelle sue pagine web e include anche alcuni servizi che sono disponibili sul dispositivo mobile.

“Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita” è lo slogan utilizzato dal sito.

Gli utenti, infatti, creando un profilo possono comunicare con la propria rete sociale, caricare  e condividere fotografie e interessi personali, scambiare messaggi privati o pubblici ed entrare a far parte di gruppi di lavoro, scolastici, religiosi ecc.

La visione dei dati dettagliati del profilo è ristretta ad utenti della stessa rete o di amici accettati dall'utente stesso oppure può essere aperta a tutti.

Nell' autunno 2008 Facebook ha reso disponibile un sistema di API utilizzabile per integrare i siti esterni con il sito. E' possibile quindi portare la propria identità Facebook all'esterno, utilizzandola nei siti che supportano Facebook Connect. In pratica si può collegare il proprio account Facebook con quello di altri siti per poter commentare o condividere video, articoli ecc. Facebook permette anche di usufruire di videogiochi online gratuiti sviluppati da Zynga, Playfish o Square Enix.

 

3.2  La Privacy

Nonostante lo scopo di un servizio di social network sia quello di mantenere delle relazioni sociali con gli altri attraverso la condivisione delle proprie esperienze (foto, video, conversazioni, ecc) non capita raramente che gli utenti percepiscano la loro privacy violata.

Quello della privacy è uno dei problemi più grandi che Facebook ha dovuto superare negli scorsi anni. Inizialmente il sito consentiva solo di disattivare l'account in modo che non fosse più visibile agli altri utenti e nei motori di ricerca, ma a partire dal febbraio 2008 l' utente ha anche a disposizione un'opzione che cancella in modo permanente i suoi dati dai server del sito.

Solo dal 31 maggio 2010 è possibile limitare la diffusione dei dati personali. Possono essere, infatti, applicate impostazioni di privacy anche ai singoli post o ai singoli commenti e scegliere inoltre, per ogni tipologia di informazioni del profilo, un livello di condivisione (amici, amici di amici, amici e reti, tutti o personalizzato).

La possibilità di controllare la pubblicazione di dati personali e foto permette di limitare il pericolo di “furto d' identità” e quindi l' appropriazione di dati anagrafici o la creazione di false identità da parte di terzi.

Altro aspetto che ha creato polemiche per la privacy è la attivazione dell' opzione di riconoscimento facciale delle immagini pubblicate dagli utenti.  Le impostazioni di privacy che i social network, e soprattutto Facebook consentono di gestire, rilevano, ad un’analisi più approfondita, una natura ambivalente: se da un lato infatti è possibile proteggere il proprio profilo dai pericoli sopracitati, dall’ altro è possibile omettere e/o modificare gran parte delle informazioni di sé che, nel corso di un’interazione reale verrebbero implicitamente e automaticamente percepite dall’altro. Se è vero che sia nel mondo virtuale che in quello reale l’ idea che possiamo costruire di un’ altra persona è esposta alle nostre percezioni ed interpretazioni (e viceversa), nel caso di Facebook può avvenire che i soggetti decidano consapevolmente di presentarsi attraverso il profilo in un determinato modo, ancor prima di procedere allo scambio relazionale in atto. Quindi l’ identità virtuale è da porre inevitabilmente ad un livello differente rispetto all’ identità sociale di cui disponiamo nella vita reale.

3.3  Usare Facebook responsabilmente !

 

Facebook e i social network in generale, permettono di comunicare facilmente e velocemente con la propria rete sociale, incrementare e mantenere i rapporti interpersonali.

Purtroppo però, accanto alle caratteristiche positive di visibilità, congregazione, condivisione e recupero di vecchie conoscenze ed amicizie e nascita di nuove, sono comparse anche delle note assai negative, in particolare legate a problemi e, sempre più spesso, veri e propri casi di dipendenza. La dipendenza dai social networks sembra essere dovuta al forte senso di sicurezza, di personalità e di socialità che tale forma di siti sono in grado di fornire.

 

Tutte le dinamiche psico-emotive personali ed interpersonali si basano su qualcosa di virtuale, dando in tal modo sicurezze ed autostima fittizie, che possono ben presto essere raggiunte da pericolosi sintomi di isolamento sociale e conseguente menomazione delle principali sfere vitali come quelle lavorativa, familiare, sociale, affettiva, etc.

A livello celebrale vengono rilasciate maggiori quantità di sostanze psico-attivanti e a livello mentale si creano meccanismi e schemi ricompensatori che portano al riutilizzo continuo e sempre maggiore. Quando per scelta l'individuo non è connesso o quando la connessione non è possibile, potrebbero presentarsi allora seri sintomi psicologici come ansia, pensieri fissi, depressione, attacchi di panico, paura (ad esempio di non avere più informazioni o collegamenti e di stare o rimanere da soli), disturbi del sonno, insicurezza, suscettibilità, etc., così come tutte le conseguenze psicologiche negative tipiche delle dipendenze come ad esempio Craving, Tolleranza e Astinenza sopra descritti. Con essi si potrebbero poi presentare anche problemi sociali, familiari, affettivi e lavorativi quali ritardi o assenze, graduale isolamento, distorsione dei rapporti interpersonali, disgregazione dal gruppo familiare ed amicale. Anche a livello fisico possono subentrare molteplici problemi tra cui emicrania, stress oculare, tensioni, dolori muscolari, stanchezza.

 

CONCLUSIONI

 

In conclusione intendiamo esporre le dinamiche con le quali ci è stato possibile realizzare la presente elaborazione in quanto crediamo che proprio in esse risieda la sintesi dei contenuti emersi.

Ci siamo infatti conosciuti ed abbiamo deciso di portare avanti insieme un simile progetto proprio perché membri della stessa comunità virtuale. Mossi da interessi personali (conseguimento dell’ esame di Informatica),  ed appartenenti al medesimo gruppo online di Facebook dal nome “Magistrale di Psicologia Clinica e di Comunità”,  abbiamo generato un rapporto che Tönnies definirebbe tipico della “Gesellchaft”, nonché della società come “aggregato di individui tra loro separati”, usufruendo, in principio dei vantaggi sopracitati di un social network (velocità di contatto, facilità d’ interazione, esplicita comunicazione e condivisione di obiettivi).

In un secondo momento, attraverso l’ interazione reale, abbiamo di fatto costituito un sistema molto più simile a quello che Tönnies definisce “Gemeinschaft” (condivisione del linguaggio, significato, spazio, esperienze comuni).

Siamo dunque stati, noi per primi, attori e spettatori della trasformazione di un rapporto: dal mondo virtuale esso si è opportunamente concretizzato in interazione reale.

Questo ci impone di riflettere sulla potenzialità d’ intersezione tra i due tipi di aggregazione posti dall’ autore in netta antitesi. Tra l’uno e l’altro, infatti,  il social network può assumere la funzione di vera e propria “matrice di coesione”.

Ci chiediamo, infine, se la nostra personale esperienza possa avere validità predittiva: i social network riusciranno a demolire i confini impermeabili  tra Comunità e Società?  Si può pensare ad un futuro di estensiva con-fusione dei due sistemi di associazione?

 

Ai lettori la riflessione.

 

 

 

Bibliografia

 

L. Maguire, Il lavoro sociale in rete, Erikson

B. R. Gelli, Comunità, rete, arcipelago. Metafore del vivere sociale, Carocci

 

Sitografia

 

http://sna.dss.unipi.it

http://it.wikipedia.org

http://www.cpsico.com/

http://digilander.libero.it/antropogica/la_scuola_di_manchester.htm

 

 

Elda Maresca, n. matricola 306008

Genny Pascolini, n. matricola 324503

Giovanni De Luca, n. matricola 744120

 

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Ultimo aggiornamento Mercoledì 13 Luglio 2011 15:25