Tesina: Manuale per la scrittura della tesi di laurea |
Scritto da Michela Calderoni | |||||||||||||
Giovedì 12 Maggio 2011 18:48 | |||||||||||||
Università degli Studi di Torino Facoltà di Psicologia ______________________________________________ Corso di Laurea in Psicologia Clinica e di Comunità
Manuale per la scrittura della tesi di laurea. Indicazioni generali per una corretta stesura del testo
Tesina: Calderoni Michela Cito Alessandra L. Colajanni Giulia
Professore: De Feo Vito
__________________________ Anno accademico 2010-2011 INDICE
INTRODUZIONE 3 CAPITOLO 1 - FRONTESPIZIO 5 CAPITOLO 2 - STESURA DEL TESTO 6 2.1 Titoli dei capitoli e dei paragrafi 6 2.2 Uso del corsivo 6 2.3 Parole straniere 7 2.4 Spazi tra le parole e la punteggiatura 7 2.5 Punteggiatura 8 2.6 Virgolette 9 2.7 Maiuscole e minuscole 9 2.8 Accenti 11 2.9 Abbreviazioni 12 2.10 Appendici 14 CAPITOLO 3 - FIGURE E TABELLE 15 CAPITOLO 4 - NORME PER LA BIBLIOGRAFIA 17 4.1 Rinvii bibliografici nel testo 17 4.2 Uso di ivi e ibidem 17 4.3 Riferimenti bibliografici 18
INTRODUZIONE
La tesi di laurea può essere definita come un’elaborazione scientifica che deve in qualsiasi caso dimostrare competenza e tratti culturali e scientifici. La struttura di una tesi in genere si articola in diverse parti che prevedono l’introduzione, il corpus centrale della tesi, la discussione con conclusioni annesse, la bibliografia ed eventuali ringraziamenti. In genere viene letta dal relatore e dai componenti della commissione, pertanto l’eventuale introduzione non dovrà contenere note di ringraziamento a parenti, amici o al relatore. Eventuali ringraziamenti possono essere riportati, se lo si desidera, dopo la bibliografia. La redazione del testo segue delle norme specifiche a seconda del corso di laurea di riferimento. Per produrre un testo su PC sono necessari alcuni accorgimenti che garantiscono la corretta trasferibilità in fotocomposizione. I suggerimenti che occorre rispettare sono:
Mentre si batte il testo:
Il testo va battuto con il computer rispettando l’interlinea 1,5 e corpo 12 con carattere Times New Roman. Ai lati del foglio vanno lasciati margini sufficienti per consentire la rilegatura e le note di lettura dei docenti o proprie. Si suggeriscono margini di 3,5 cm per ogni lato, di 4 cm nel lato sinistro o della rilegatura. I fogli devono essere tutti di uguale formato e numerati a piè di pagina. La numerazione deve essere progressiva, con numeri arabi da 1 ad n, posti al centro del foglio. Il capoverso va indicato chiaramente, facendo rientrare di una tabulazione (ca. 0,5 cm) la prima riga.
CAPITOLO 1 - FRONTESPIZIO
Nel frontespizio devono essere riportati i seguenti elementi:
I primi due elementi vanno inseriti in alto e centrati con corpo 14 e in grassetto. Il titolo della tesi è posizionato al centro della pagina con corpo 16 e in grassetto. In basso a sinistra va inserito il nome e il numero della matricola con corpo 12. Più in basso a destra va inserito il nome del relatore con corpo 12. Al centro in basso viene inserito l’Anno Accademico. È possibile inserire il logo dell’Università di appartenenza. Esso va posto in alto, centrato, prima di ogni dicitura.
CAPITOLO 2 - STESURA DEL TESTO
2.1 Titoli dei capitoli e dei paragrafi
Nelle tesi, i titoli dei capitoli vanno scritti preferibilmente con carattere grassetto, maiuscolo e di dimensione 12. I paragrafi (da battere in minuscole, tranne le maiuscole prescritte dalle norme usuali) vanno numerati progressivamente capitolo per capitolo. Es. 1.1 e 1.2 sono le numerazioni dei primi due paragrafi del primo capitolo. I titoli dei capitoli e dei paragrafi non hanno il punto finale. Per ogni capitolo bisognerà cambiare pagina. I titoli degli eventuali sottoparagrafi vanno scritti in carattere corsivo e la loro numerazione prevede tre numeri: il primo numero è quello del capitolo, il secondo quello del paragrafo, il terzo quello del sottoparagrafo. Es. 1.1.1 e 1.1.2 sono le numerazioni del primo e del secondo sottoparagrafo del primo capitolo. È opportuno dividere un paragrafo in due o più sottoparagrafi solo se il contenuto richiede tale suddivisione. Lasciare tre righe di spaziatura tra il titolo del capitolo e il titolo del paragrafo o il testo che segue, due righe tra la fine di un paragrafo e l’inizio di un altro, un rigo tra il titolo di un paragrafo o di un sottoparagrafo e il testo che segue.
2.2 Uso del corsivo
Per convenzione la sottolineatura corrisponde al corsivo nella stampa. Il corsivo è d’obbligo nei seguenti casi: parole straniere che non siano entrate a far parte della lingua corrente, come: empowerment, coping, parent trining, self-help, ecc; per i titoli di opere sia letterarie che musicali: L’Io e l’Es, Guerra e pace, ecc. Si consiglia di limitare l’uso del corsivo per dare enfasi ad una parola o di virgolette per attribuirgli significati personali con sottili sfumature.
2.3 Parole straniere
Occorre distinguere tra:
2.4 Spazi tra le parole e la punteggiatura
Occorre separare ogni parola dall’altra con un solo spazio. Una volta terminato il lavoro di scrittura è possibile sostituire automaticamente uno spazio semplice a tutti i doppi spazi inseriti per errore. Non inserire nessuno spazio:
2.5 Punteggiatura
Nelle elencazioni non si mette la virgola dopo l’ultimo termine (secondo la regola per cui non ci deve essere la virgola fra soggetto e predicato), per esempio: “il pane, il latte, la marmellata, sono ottimi alimenti per la colazione” è sbagliato; la giusta formula è: “il pane, il latte, la marmellata sono ottimi alimenti per la colazione”. Si raccomanda di accertarsi che apostrofi (Es.: l’arte) e virgolette (Es.: “arte”) siano sempre curvi. Apostrofo e virgolette non vanno, infatti, confusi con apice (Es.: ') e doppio apice (Es.: "). Le sigle vanno lasciate prive di punto. Così IAGP, COIRAG, SIPCO, PCI (e non I.A.G.P, C.O.I.R.A.G., S.I.P.C.O., P.C.I.). Nell’uso dei punti di sospensione è consigliabile limitarsi ad usarne tre, ricorrendo alle parentesi quadre quando si tratti di segnalare tagli di un passo citato [...]. 2.6 Virgolette
Sono comunemente in uso tre tipi di virgolette:
Le virgolette semplici alte vengono utilizzate per evidenziare nel testo singole parole (escludendo l’uso del corsivo); le doppie alte come secondo ordine di virgolette (per esempio in presenza di un dialogo all’interno di una citazione o, viceversa, di una citazione all’interno di un dialogo); le virgolette basse si usano per brevi citazioni nel testo.
2.7 Maiuscole e minuscole
Generalmente, nei casi in cui l’iniziale maiuscola non è strettamente necessaria, si preferisce l’uso del minuscolo. È da evitare l’uso del maiuscolo per evidenziare le parole all’interno del testo. Iniziano con una lettera maiuscola:
Iniziano con una lettera minuscola:
2.8 Accenti
L’accento, che indica la vocale tonica, va indicato obbligatoriamente, sottoforma di accento grave (`) oppure acuto (‘):
ché (congiunzione causale, per poiché) e che (congiunzione, pronome); dà ( indicativo presente di dare) e da (preposizione); dì (giorno), di (preposizione) e di’ (imperativo di dire); è (verbo essere, terza persona singolare) e (congiunzione); là (avverbio) e la (articolo, pronome, nota musicale); lì (avverbio) e li (pronome); né (congiunzione) e ne (pronome); sé (pronome tonico) e se (congiunzione, pronome atono); sì (affermazione) e si (pronome, nota); tè (pianta, bevanda) e te (pronome).
Il segno dell’accento è sempre grave sulle vocali à, ì, ò, ù. Sulla vocale “e” è grave se la vocale è aperta, acuto se la vocale è chiusa. In particolare:
Diffusamente praticate sono le indicazioni degli accenti sulle parole piane (che di regola non dovrebbero recare indicazioni di accento tonico), quando servono a eliminare le ambiguità di significato: princìpi per distinguere da principi; subìto (participio passato del verbo subire) per distinguere da subito (avverbio).
2.9 Abbreviazioni
Usare la forma corrente delle abbreviazioni. Ecco qui un elenco, che vuol essere solo indicativo: a. = anno A., AA. = autore-i a.C. = avanti Cristo art., artt. = articolo-i autogr. = autografo-i cap., capp. = capitolo-i cfr. = confronta cit., citt. = citato-i cl. = classe cm, m, km = centimetro, ecc. (non puntati) cod., codd. = codice-i d.C. = dopo Cristo ecc. = eccetera ed. = edizione es. = esempio f., ff. = foglio-i fig., figg. = figura-e ibid. = per indicare lo stesso luogo o pagina all’interno ID. = idem ivi = per indicare lo stesso luogo con pagina diversa lett. = lettera-e misc. = miscellanea ms., mss. = manoscritto-i n., nn. = numero-i n.s. = nuova serie n.t. = nel testo op. = opera op. cit. = opera citata (quando sostituisce interamente il titolo e le altre indicazioni) p., pp. = pagina-e s.a. = senza anno di stampa s.d. = senza data s.e. = senza indicazione di editore s.l. = senza luogo s.n.t. = senza note tipografiche s.t. = senza indicazione di tipografo sec., secc. = secolo-i sez. = sezione suppl. = supplemento di un titolo citato t., tt. = tomo-i tab., tabb. = tabella-e tav., tavv. = tavola-e trad. = traduzione vol., voll. = volume-i
2.10 Appendici
Le appendici, sotto qualsiasi forma (tabelle, testo ecc.) devono essere contraddistinte da una lettera dell’alfabeto (Appendice A, Appendice B ecc.). Vengono collocate alla fine dell’elaborato.
CAPITOLO 3 - FIGURE E TABELLE
In un lavoro di stesura si possono inserire figure e tabelle a seconda del proprio lavoro di ricerca. La loro funzione consiste nel riportare risultati, dati ottenuti ed altre informazioni. Le figure e le tabelle si numerano progressivamente, seguendo l’ordine d’inserimento nel testo e con numerazioni distinte per categoria (una per le figure, una per le tabelle). La numerazione è a doppia cifra araba: la prima si riferisce al capitolo, la seconda è riservata alla numerazione progressiva (Figure 1.1, Tabella 1.5 ecc.) e ricomincia da uno a ogni nuovo capitolo. Le didascalie si mettono sopra per le tabelle, sotto per le figure. “Tabella” e “Figura” vanno in neretto come il numero. Le eventuali fonti vanno messe sotto la tabella o figura, in corpo note. Per i richiami a figure, tabelle, capitoli, paragrafi ecc., usare sempre il termine per esteso con l’iniziale maiuscola, che siano all’interno del testo o fra parentesi. Figura 3.1 Panoramica della struttura del cervello
Tabella 3.1 Modalità di gestione della relazione
Tabella 3.2 Scopi del rimuginio nel paziente fobico
CAPITOLO 4 - NORME PER LA BIBLIOGRAFIA
4.1 Rinvii bibliografici nel testo
I rinvii bibliografici nel testo vanno inseriti tra parentesi con cognome dell’autore seguito da virgola e anno di pubblicazione dell’articolo o dell’opera a cui si fa riferimento. Nel caso di citazione breve di un testo, dopo la data di pubblicazione, seguono due punti e numero arabo indicante la pagina. A questo punto un esempio potrebbe servire a chiarire meglio le idee: «Nella psicoanalisi è esistito fin dall’inizio un legame molto stretto tra terapia e ricerca» (Freud, 1926: p. 422). La citazione bibliografica sarà preceduta da “cfr.” quando si rinvia genericamente al contenuto dell’opera; non sarà preceduto da “cfr.” né da “vedi” o simili quando si riportano prassi o frasi contenuti nell’opera a cui si rinvia.
4.2 Uso di ivi e ibidem
Ivi e ibidem vanno scritti in corsivo e posti tra parentesi in luogo di un rinvio bibliografico nel testo per indicare che la citazione è identica a quella immediatamente precedente. La scelta dell’uno o dell’altro implica opportune distinzioni:
4.3 Riferimenti bibliografici
Una bibliografia ricca e aggiornata è indicativa di un buon lavoro scientifico. Ogni utilizzo del lavoro svolto da altri deve essere corredato dal relativo riferimento bibliografico. Ogni riferimento bibliografico citato nel testo deve comparire nella bibliografia. Nella bibliografia possono essere incluse anche pubblicazioni di interesse generale, inerenti il tema trattato, che non compaiono nel testo. Esiste una certa autonomia nella scelta delle regole di citazione bibliografica; tuttavia, una volta adottatane una questa deve essere rigorosamente seguita, senza variazioni né eccezioni. Deve essere omogenea anche la scelta della punteggiatura e l’impostazione del carattere. La bibliografia va collocata in fondo all’elaborato o alla tesi dopo l’ultimo capitolo o le eventuali appendici. I riferimenti bibliografici vanno in ordine alfabetico. In caso vi siano più testi di uno stesso autore, essi vanno disposti in ordine cronologico rispetto alle date di pubblicazione. Se due testi dello stesso autore coincidono per data di pubblicazione, è necessario distinguerli sia nel testo che in bibliografia con le lettere minuscole dell’alfabeto. Es.: (a) (b). I riferimenti bibliografici devono essere completi di tutti gli elementi e cioè:
I suddetti elementi vanno separati tra loro da una virgola, da un punto o da due punti, così come mostrato nei seguenti esempi: Borgogno, F. (a cura di) (1999). Psicoanalisi come percorso. Torino: Bollati Boringhieri Per le opere di Freud: Freud, S. (1899). L’interpretazione dei sogni. Tr. In it. in OSF vol. 7 §. Torino. Bollati Boringhieri, 1989. Quando nel testo viene citato l’autore di un capitolo di un libro, il corrispondente riferimento bibliografico seguirà l’esempio sotto: Lucarelli, L., Vismara, L. (2001). Disturbi del sonno. In Ammaniti, M. (a cura di). Manuale di psicopatologia dell’infanzia. Milano: Raffaello Cortina editore. Per gli articoli di riviste segnare cognome dell’autore, nome puntato, anno della pubblicazione della rivista in cifra araba posto tra parentesi, titolo dell’articolo in tondo, quello della rivista in corsivo, numero della rivista in corsivo, pagine dell’articolo in tondo. Esempio: Lancioni G. E., Van den Hof, E., Furniss, F., O'Reilly, M. F., & Cunha, B. (1999). Evaluation of a computer-aided system providing pictorial task instructions and prompts to people with severe intellectual disability. Journal of intellectual disability research : JIDR, 43 ( Pt 1): 61-6. Per le citazioni sitografiche si consiglia di rispettare il seguente ordine:
Es.: De Luca, G. (2003). Le origini. In www.spazioweb.it. Per i riferimenti bibliografici il rientro è sporgente e della stessa ampiezza del rientro della prima riga utilizzato nel resto del testo (0,5 cm o 1,25 cm). L’interlinea è singola ma tra un riferimento e l’altro va inserita una spaziatura di 6 pt. I riferimenti bibliografici riportati alla fine indicano le fonti consultate direttamente per la stesura della tesi o dell’elaborato finale. Nel caso in cui nel testo venga riportata una teoria, una definizione, un’idea di un autore non consultato direttamente, ma riportato da altri autori (che rappresentano la fonte diretta), il rinvio dovrà contenere l’autore e l’anno di pubblicazione dell’opera non consultata direttamente (fonte indiretta), seguiti da “cit. in” (citato in), autore e anno di pubblicazione della fonte diretta. In bibliografia si riporterà il (citato in), autore e anno di pubblicazione della fonte diretta. In bibliografia si riporterà il riferimento della fonte diretta. Esempio del rinvio bibliografico: (Lacan, 1955, cit. in Sacchi, Milano, 2010). Esempio del riferimento bibliografico: Sacchi, D. (2010). Theodore Reik e il «terzo orecchio». Introduzione all’ascolto psicoanalitico. Milano: Centro scientifico editore.
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Ultimo aggiornamento Giovedì 12 Maggio 2011 20:34 |